San Gemini, furia cieca contro figlia ed ex moglie: condannato a 3 anni

Un cinquantasettenne ternano accusato di violenze e furto condannato con rito abbreviato dal gip di Terni: provvisionali alle vittime e appello già annunciato.

Un 57enne residente a Terni è stato condannato a tre anni di reclusione per maltrattamenti verso l’ex moglie, la figlia e altri reati connessi. Il giudice per le indagini preliminari di Terni, Barbara Di Giovannantonio, ha emesso la sentenza con rito abbreviato, accogliendo la richiesta formulata dal pubblico ministero Raffaele Pesiri. La sentenza prevede anche provvisionali di 5.000 euro a favore di ciascuna delle due vittime. Ne riferisce UmbriaOn.

I fatti alla base della condanna

La vicenda è emersa nel maggio 2024 a San Gemini, quando i carabinieri del comando locale sono intervenuti per sedare un’escalation di violenza. Durante la serata incriminata, il 57enne aveva aggredito verbalmente e fisicamente l’ex moglie e la figlia, danneggiato diversi oggetti nell’abitazione e causato lesioni alla ragazza. La situazione si era aggravata quando l’uomo, allontanatosi con l’auto dell’ex moglie, aveva ripetutamente tentato di rientrare nell’abitazione, violando il divieto di avvicinamento che successivamente gli sarebbe stato imposto.

L’indagine ha rivelato un quadro familiare complesso. Separati dal 2019 a seguito di episodi di conflittualità coniugale, i due si erano riavvicinati nel 2023 per motivi legati alla salute dell’uomo. Tuttavia, da marzo a maggio 2024, i comportamenti violenti erano ripresi, generando un clima di tensione e paura culminato nei gravi fatti di fine maggio.

La decisione del tribunale e le conseguenze

Nel processo, la donna e la figlia si sono costituite parti civili, rappresentate dalle avvocatesse Federica Grimani e Silvia Gentili. Il giudice ha accolto le prove raccolte dai carabinieri, riconoscendo l’imputato colpevole dei reati di maltrattamenti in famiglia, furto e lesioni personali aggravate. Oltre alla pena detentiva, è stato disposto il pagamento di risarcimenti provvisionali, con possibilità per le vittime di ottenere ulteriori compensazioni in sede civile.

L’imputato, tramite i suoi legali, ha già annunciato l’intenzione di presentare appello, chiedendo inoltre di convertire la pena detentiva in lavoro sostitutivo. La decisione in merito spetterà ai giudici di secondo grado.

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