Una poesia in dialetto locale, scritta con il cuore e pensata per toccare l’anima di chi la leggerà, è stata donata dall’associazione I Pagliacci al Servizio immunotrasfusionale (Sit) dell’ospedale Santa Maria di Terni. Composta dalla clown Emanuela Venturi, membro del gruppo attivo nel sociale, la poesia sarà affissa nei locali del reparto per promuovere un messaggio di gratitudine, solidarietà e impegno civico.
L’iniziativa si distingue per l’uso del dialetto ternano, elemento che rafforza il legame con il territorio e rende il messaggio ancora più diretto e autentico. “Ci ha profondamente colpiti – spiegano dal Sit – non solo per la bellezza delle parole e l’approccio giocoso, ma per l’uso del dialetto, una lingua che parla direttamente al cuore della nostra comunità”.
Un gesto simbolico che parla di vita
La poesia, oltre ad avere un forte valore simbolico, rappresenta un invito concreto a donare sangue, rivolto a tutti i cittadini. Come sottolineato dal presidente dell’associazione, Alessandro Rossi, l’obiettivo dell’iniziativa è quello di stimolare una maggiore consapevolezza sull’importanza della donazione, non solo per gli adulti ma anche per i più piccoli.
“Quando si parla di bambini – ha dichiarato Rossi – si parla spesso di patologie oncologiche. È fondamentale non dimenticare che il sangue donato può salvare vite, anche quelle dei più giovani”.
Il gesto dei Pagliacci è stato accolto con gratitudine dal personale del Sit, che ha voluto ringraziare l’associazione per l’impegno costante accanto a chi soffre, con un sorriso e con il cuore.
Una poesia che unisce comunità e speranza
L’esposizione della poesia nei locali del Sit è più di un semplice arredo: diventa un messaggio permanente di speranza e responsabilità. Attraverso il linguaggio popolare e il calore umano dei suoi versi, il componimento si trasforma in un appello poetico alla generosità.
L’associazione I Pagliacci, da sempre impegnata nel portare allegria e conforto ai piccoli pazienti e alle loro famiglie, continua a dimostrare come anche l’arte e il dialetto possano diventare strumenti di cura.