Il Gruppo Territoriale del Movimento 5 Stelle di Terni interviene con fermezza sulla recente vicenda dei lavori avviati e poi interrotti in Piazza Mario Ridolfi, denunciando “un’azione priva di trasparenza e rispetto per il patrimonio storico della città”.
Si parla ovviamente di quanto avvenuto il 30 Luglio scorso, quando operai incaricati dal Comune hanno rimosso parte della storica pavimentazione in porfido – opera degli architetti Mario Ridolfi e Wolfgang Frankl – per realizzare tre stalli auto di fronte a un bar e a una pizzeria. Una manovra che, sarebbe stata motivata dalla volontà dell’amministrazione di “agevolare le attività commerciali della zona”, come dichiarato dal vicesindaco Corridore.
“La bellezza e l’identità di Piazza Mario Ridolfi non possono essere sacrificate per pochi parcheggi davanti a un esercizio commerciale”, attacca il Movimento 5 Stelle, che sottolinea come l’intervento sia stato eseguito senza alcuna autorizzazione formale, senza cartelli di cantiere, delibere o consultazioni pubbliche.
Determinante si è rivelato l’intervento della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, che ha ordinato l’immediata sospensione dei lavori. A seguito del blocco, il Comune ha tentato di ridimensionare l’accaduto, parlando di una semplice “prova tecnica” per valutare modifiche alla viabilità e alla sicurezza pedonale. Una versione che, per il M5S, appare del tutto insostenibile: “Nel 2025 esistono strumenti digitali che consentono simulazioni accurate senza danneggiare fisicamente beni storici tutelati”.
Il movimento chiede chiarezza su tutti gli aspetti dell’intervento: “Vogliamo sapere chi ha deciso questi lavori, quanto denaro pubblico è stato utilizzato, perché non esistono documenti ufficiali sul portale istituzionale e con quale procedura l’azienda Edilmaco 2 ha ricevuto l’incarico”.
Nel comunicato, i pentastellati sollecitano la pubblicazione immediata di tutti gli atti amministrativi relativi all’intervento e pretendono che “qualsiasi futura modifica su aree protette sia preventivamente autorizzata dalla Soprintendenza e condivisa con la cittadinanza”.
“Una piazza non si svende per un favore verso interessi privati. La storia di Terni non si tocca. La memoria si rispetta”, conclude la nota, che solleva anche interrogativi sulle responsabilità politiche e amministrative dell’accaduto.