Il presidente di Italia Nostra Terni, Andrea Liberati, interviene duramente sulle principali questioni che riguardano la città e i rapporti tra Comune di Terni e Regione Umbria. Al centro della sua denuncia ci sono la gestione delle discariche siderurgiche, le produzioni legate al riarmo e il silenzio istituzionale su scelte strategiche di grande impatto ambientale e sociale.
Liberati parla di “megadiscariche mortifere” e di un Accordo di Programma siglato un mese fa a Roma da Comune e Regione con le Acciaierie di Terni, i cui documenti, afferma, sono “introvabili online” ma in possesso di Italia Nostra. «Dopo aver detto sì ai nuovi velenosi immondezzai e alle Acciaierie di guerra – accusa – tentano di ripulirsi la coscienza con mozioni per la pace o diffide dai toni minacciosi, ma senza effetti concreti».
Il presidente di Italia Nostra evidenzia una subordinazione storica della politica locale agli interessi industriali: «Dal 1884 Terni è piegata agli interessi di una sola azienda», sottolinea, citando anche il libro Gli impolverati di Maria Cristina Garofalo come testimonianza del “furto della terra” e della “contaminazione certificata e duratura del territorio, dagli acquiferi a molto altro”.
Secondo Liberati, le richieste di Arvedi – gestione discariche ed energia in cambio della continuità produttiva – sono “l’ennesimo ricatto” accettato dalla classe politica, mentre altre acciaierie “processano scorie e fanghi anche a distanza considerevole dagli impianti, persino all’estero”.
La critica non risparmia l’assenza di una strategia alternativa: nessun progetto industriale o formativo al di fuori di viale Brin, mancanza di un polo universitario autonomo e competitivo, fuga di laureati e professionisti, carenza di un terziario moderno e attrattivo.
Liberati accusa infine Regione e Comune di doppiogiochismo politico: «Prima l’ok (di nascosto) agli strumenti di morte che produrrà Arvedi AST, poi si chiede la pace solo per le foto», commenta, riferendosi all’immagine in cui la presidente di Regione e l’assessore alla Pace espongono la bandiera palestinese dal balcone di Palazzo Cesaroni.