Pari trattamento in tutta l’Umbria per chi vive nei gruppi appartamento e nelle unità di convivenza per soggetti con problemi di salute mentale e rivedere la compartecipazione degli utenti ai costi delle rette. C’è un regolamento regionale che va cambiato entro l’anno. E’ la richiesta avanzata da Legacoopsociali Umbria, Federsolidarietà Umbria e Unasam Terni, insieme ai familiari di quanti vivono nei due tipi di struttura. Conferenza stampa in Provincia, nella quale i soggetti in questione hanno fatto il punto di come stanno le cose e di ciò che loro chiedono.
IL SILENZIO DEI COMUNI. “In questo momento – si afferma – le persone che usufruiscono di gruppi appartamento o unità di convivenza del comparto salute mentale afferenti alla Usl Umbria 2 sono chiamati a compartecipare ai costi delle rette, segnatamente alla quota di carattere sociale, indipendentemente dal livello di intensità della prestazione che ricevono. Questo accade in seguito all’applicazione del regolamento regionale che ha definito gli standard delle strutture sanitarie e socio-sanitarie di assistenza territoriale extra-ospedaliera e ha introdotto la compartecipazione a carico degli utenti, persone fragili con disagio psichico“. Un altro problema sta nei comuni che, in base a quanto si è affermato, dovrebbero farsi carico della quota compartecipativa che i cittadini non possono pagare, invece negano il supporto. “Il regolamento – si afferma – viene applicato in maniera disomogenea nei diversi territori regionali, causando un effetto a macchia di leopardo e di fatto contravvenendo al principio di garanzia per tutti i cittadini di uguali livelli essenziali di assistenza. Inoltre, il regolamento viene applicato nel caso in cui il gruppo appartamento o l’unità di convivenza è a titolarità di un ente di terzo settore o di un privato, mentre è disapplicato nei casi in cui la titolarità dei servizi è dell’Usl“. Legacoopsociali Umbria, Federsolidarietà Umbria e Unasam chiedono con forza di garantire a tutti i cittadini umbri pari diritti e pari condizioni e che i comuni paghino la quota di loro competenza. Chiedono alla Regione di attivare un tavolo di confronto con Anci Umbria, la cooperazione sociale e le associazioni che rappresentano gli utenti, con l’obiettivo di rivedere entro l’anno il regolamento.