Carceri, nel 2023 un quarto degli ingressi in violazione delle norme antidroga. Morelli: “Si a strutture alternative”

La visita del sottosegretario a Molino Silla è lo spunto per parlare della questone: "Necessario liberare le carceri, purchè resti certezza della pena". Nicolasi: "Bene che se ne parli"

Il tema del sovraffollamento delle carceri resta sempre in prima linea. Ne ha parlato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli, in visita alla Comunità Incontro. Una delle strutture che, se passasse il decreto carceri, potrebbe essere utilizzata come sede per la detenzione di coloro che – tossicodipendenti – devono scontare pene inferiori all’anno.
Un aspetto rilevante di questa emergenza, quello della gestione e il recupero delle tossicodipendenze.Il recente report sulle tossicodipendenze presentato il Parlamento ha sottolineato come nel 2023 il 26,3 percento degli ingressi in carcere sia stato violazione della normativa antidroga, il 29 percento dei detenuti siano tossicodipendenti e il 38 percento dei nuovi ingressi vengano certificati come tali
Morelli, che  detiene la delega alla programmazione e al coordinamento della politica economica, ha visitato gli spazi di Molino Silla e si è intrattenuto a lungo con i ragazzi impegnati nel percorso terapeutico per uno scambio sui temi delle dipendenze, anche sulla scorta delle molteplici attività di sensibilizzazione contro la droga che vedono lavorare insieme la Comunità Incontro Onlus e la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Poi ha parlato appunto proprio in previsione del decreto Carceri, che a breve verrà emesso dal Governo: “Il Governo sta valutando possibilità di scontare la pena in istituti di recupero anche del terzo settore,  liberando così le carceri e creando maggiore sicurezza nei territori. Allo stesso tempo, liberare queste persone solo dalle carceri sarebbe un errore, sia per l’aspetto della necessità di una certezza della pena sia per la possibilità di recupero prevista dalla Costituzione”. Plaude il direttore della struttura Gianpaolo Nicolasi: “Ci sono circa 20.000 persone che hanno bisogno dell’intervento dello Stato perchè con pene basse, possano scontarle in strutture diverse dal carcere. Il problema è complesso: che se ne parli è un passo avanti”
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