“Il gruppo interdirezionale ritiene che le osservazioni formulate e le integrazioni proposte dal promotore del project financing del nuovo ospedale di Terni, non siano idonee a produrre effetti modificativi sulle conclusioni a cui è giunto con la propria relazione dell’8/5/2024, che si confermano a tutti gli effetti”.
Con queste parole è arrivata la definitiva pietra tombale sul project financing promosso dalla regione e dal gruppo Salc per la realizzazione del nuovo ospedale di Terni. Il documento con data 12 settembre, porta la firma del Responsabile S.C. Tecnico Patrimoniale Gianluca Bandini, dal Direttore Amministrativo, Maria Mariani e dal Direttore Sanitario, Cinzia Angione che lo scorso agosto ha preso il posto di Piero Manzi. La relazione è firmata dal responsabile istruttore Stefano Nodessi Proietti e conclude col “dichiarare chiuso negativamente il procedimento di valutazione della proposta di project financing del nuovo ospedale di Terni presentata dalla ATI Salc-Nocivelli”.
L’ipotesi di project financing era già stata bocciata lo scorso maggio ma la Salc e Nocivelli avevano apportato delle modifiche al progetto, che quindi è stato nuovamente sottoposto a valutazione. Il gruppo di lavoro ha ritenuto che “le osservazioni formulate e le integrazioni proposte dal Promotore non siano idonee a produrre effetti modificativi sulle conclusioni a cui è giunto conla propria relazione dell’8/5/2024, che si confermano a tutti gli effetti”.
Le conclusioni del gruppo di lavoro
Dunque, sono confermate in blocco tutte le osservazioni negative dello scorso maggio e di fatto sono la fine del progetto della regione. In particolare si legge che “la proposta presenta profili di criticità significative che non possono essere superate con mere integrazioni e/o approfondimenti istruttori, senza modificare radicalmente la proposta, in contrasto con i principi eurocomunitari della concorrenza, della imparzialità, della trasparenza, nonché del risultato amministrativo della Pubblica Amministrazione, che trovano applicazione ntegrale anche per operazioni di Partenariato Pubblico Privato
Diversi i punti giudicati negativamente:
- La proposta non risponde alle esigenze del piano sanitario regionale, rilevando la necessità, in molti aspetti, di una riprogettazione complessiva
- La proposta risulta, dal punto di vista tecnico-costruttivo, non compiutamente definita così da consentire la piena fattibilità della stessa.
- Sono necessari pareri e nulla osta preventivi all’eventuale messa a gara della proposta stessa, che peraltro dovrebbe essere accompagnata dalla verifica e validazione dei relativi progetti. Mancano anche i costi a carico del concedente.
- Le espropriazioni previste non danno valorizzazioni economiche sul fronte tecnico-costruttivo. Viene anche contestato il fatto che non si fa menzione ad accordi o preaccordi con chi possiede le aree da espropriare.
- La proposta inoltre, secondo il gruppo di lavoro, non risolverebbe le criticità dell’attuale struttura che in parte continuerebbe ad essere utilizzata
- Vengono sottostimati i tempi per la realizzazione delle varie strutture “anche in relazione al sito di intervento ed alle normali difficoltà di realizzazione in considerazione delle inevitabili interferenze con la struttura esistente”
- Il quadro economico è realizzato senza riferimenti al prezziario regionale e dunque non è possibile stabilire la congruità degli stessi, oltretutto esponendo il progetto a possibili ribassi d’asta. Non sono specificati altri costi previsti per legge, che rimarrebbero a carico di chi concede l’autorizzazione, quindi della regione
Ma la bocciatura maggiore arriva sul fronte tecnico. Il comitato di lavoro ritiene infatti che la proposta indichi una gestione dei servizi non coordinati in modo unitario e non pienamente soddisfacenti alle esigenze di una struttura come quella ternana, oltre a non prevedere alcuna innovazione sul fronte dell’efficientamento gestionale ed economici. Inoltre resterebbero in carico alla regione diversi oneri economici, sia in relazione alla struttura vecchia che a quella nuova
Secondo il gruppo di lavoro, inoltre, la valutazione dei rischi non è in linea con il quadro normativo e il trasferimento degli stessi alla società privata presenterebbe criticità che fanno apparire l’operazione “più come appalto” che come operazione di partenariato pubblico privato.
L’analisi costi benefici, secondo la valutazione, è carente e poco chiara ed espone la regione ad “obblighi economici inaccettabili, non evidenziando inequivocabilmente i vantaggi rispetto ad una procedura di appalto”
In sostanza, secondo la valutazione, dal progetto trarrebbe vantaggio economico soltanto “il concessionario” (dunque il privato) “, tale da eliminare in toto il rischio operativo e snaturare pertanto l’operazione di partenariato pubblico privato”. Questo perché la Regione si indebiterebbe verso il privato per i prossimi 25 anni per restituire i soldi che questo verrebbe ad investire. Il tutto “a fronte di un reale ammortamento di 14,5 anni”. Il documento completo a questo link.