Una donna ternana di 39 anni è finita agli arresti per complicità in truffa. La protagonista è una sedicente scienziata, insieme a due complici, proponeva trattamenti alternativi ai malati di tumore, spingendo le vittime a interrompere le cure ospedaliere, come la chemioterapia, per affidarsi a un macchinario “miracoloso” di origine americana. Questi trattamenti erano somministrati a distanza, tramite videochiamate, e si basavano su presunti principi di fisica quantistica e campi magnetici. A far emergere l’inganno è stata un’inchiesta del programma televisivo “Striscia la Notizia”, che ha successivamente portato all’intervento della Procura di Brescia.
Nè la finta dottoressa, una quarantenne ferrarese nè i suoi due collaboratori risultavano iscritti all’ordine dei medici e le cure che proponevano erano inefficaci e pericolose. Oltre alla sedicente medico e alla donna ternana, in manette anche un altro ferrarese, pure lui complice della truffa.
Al centro della truffa c’era un macchinario di fabbricazione statunitense denominato Scio (Scientific Consciousness Interface Operations), venduto come in grado di sgretolare i tumori. Tra le vittime della truffa, anche i genitori di un bambino di sei mesi affetto da una grave neoplasia. La famiglia, disperata per la mancanza di miglioramenti nella salute del figlio, si era rivolta a Sara Duè, che aveva immediatamente consigliato di interrompere le cure mediche tradizionali. Dopo il pagamento di 1.500 euro, il bambino aveva mostrato un iniziale miglioramento, alimentando false speranze nei genitori. Tuttavia, le sue condizioni sono successivamente peggiorate, portando la coppia a riprendere i trattamenti ospedalieri e a denunciare la truffatrice.
Alla truffa, per la donna si è aggiunta l’accusa di estorsione perchè secondo quanto riferiscono i Carabinieri di Breno,, la finta dottoressa avrebbe cercato di intimorire i genitori del bambino quando questi avevano deciso di denunciare la vicenda a “Striscia la Notizia”. A quel punto lei avrebbe minacciato di sporgere denuncia per diffamazione e richiesto un bonifico di 10.000 euro per farli ritrattare le loro dichiarazioni pubbliche.