Ast, tuonano i sindacati: “Tre anni persi, adesso ragioniamo su un piano B”

L’Accordo di programma Arvedi-Ast resta incagliato. Senza certezze, cresce la tensione e si profila uno sciopero per difendere il futuro di Ast. Ma intanto le sigle dei metalmeccanici propongono una soluzione per salvare gli investimenti sul fronte green

Il timer parte, la clessidra si fermerà sul 28 Febbraio. Quello il termine ultimo fissato dai sindacati per la firma dell’accordo di programma. Diversamente, partirà la mobilitazione.

Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl lo hanno ribadito nel corso di una conferenza stampa presso la sede della Cgil in via San Procolo: “Se non arriva una svolta entro fine mese, siamo pronti a mettere in campo tutte le possibili strategie di mobilitazione sindacale per approdare a un piano B”. Che sarebbe: aprire una vertenza vertenza a salvaguardia di tutte le produzioni di Acciai speciali Terni e dell’occupazione, pretendendo il rispetto degli investimenti sul fronte della decarbonizzazione.

Di fronte a un possibile fallimento dell’accordo, i sindacati sono pronti a passare all’azione. Simone Liti (Fim Cisl) ha avvertito: “Se l’Accordo di programma non dovesse concretizzarsi, l’unico interlocutore rimarrà Arvedi. Dovremo trattare direttamente con l’azienda per garantire il futuro della fabbrica e dei lavoratori”. Anche Simone Lucchetti (Uilm) ha ribadito  che “per noi l’impegno di Arvedi resta quello prospettato il primo aprile del 2022” Rampiconi (Fiom) batte i pugni: “Abbiamo perso tre anni, con una serie di rimpalli: l’Europa, la discarica, il piano industriale in subordine all’accordo. Ora siamo daccapo. Ognuno si assuma le sua responsabilità”.

Il clima di incertezza preoccupa i rappresentanti sindacali. Giovacchino Olimpieri (Fismic) ha attaccato il mancato coinvolgimento delle parti sociali: “Ci è stato detto che l’Accordo di programma esiste, ma non abbiamo visto nulla. Quella dell’energia, che è fondamentale non è  però una questione che può mettere a rischio l’azienda. È un atteggiamento inaccettabile. certamente siamo pronti a farci sentire”. A rincarare la dose, Daniele Francescangeli (Ugl) ha aggiunto: Non possiamo più permettere che tutto resti fermo. Se necessario, metteremo in campo una mobilitazione forte. Noi abbiamo fissato una data, che è quella di fine mese. Se non ci sarà l’accordo, faremo le nostre riflessioni. Non vogliamo abbandonare il tavolo, perchè c’è già stata una vertenza nel 2015. Ma inizia finalmente un confronto serio, anche sul piano B”

Il futuro di Ast tra costi energetici e scenari internazionali

Le incertezze si inseriscono in un contesto economico e geopolitico complicato. Il confronto tra Cina e Stati Uniti, il prezzo elevato dell’energia in Europa e la dipendenza di Arvedi dalle bramme importate dall’Indonesia mettono a rischio la sostenibilità dell’area a caldo di Ast. Inoltre, permangono dubbi sulla gestione della discarica e sulla durata dell’accordo con Tapojarvi per il trattamento delle scorie.

Di fronte a un accordo che ancora non esiste e a problemi irrisolti, i sindacati si dicono pronti a passare all’azione. Se nelle prossime settimane non ci saranno sviluppi concreti, la vertenza potrebbe esplodere con uno sciopero mirato. “L’ultimo miglio si giocherà direttamente con Arvedi. Noi siamo pronti ad iniziare la mobilitazione insieme con i lavoratori”, concludono i sindacati.

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