Un monitoraggio condotto dal Procuratore Generale di Perugia, Sergio Sottani, ha fatto emergere un dato allarmante: dal 2021 a oggi, nei quattro istituti penitenziari umbri, sono stati sequestrati 209 dispositivi mobili tra smartphone, microtelefoni e tablet. Il fenomeno è in continua crescita, con un aumento progressivo dei sequestri nel triennio.
Secondo le indagini, la maggior parte dei telefoni “è stata rinvenuta nelle disponibilità di detenuti italiani appartenenti al circuito di alta sicurezza”, mentre altri dispositivi, trovati in luoghi comuni o spazi esterni, erano probabilmente destinati all’introduzione clandestina all’interno delle carceri.
Telefonini in carcere: un reato dal 2020, ma i sequestri aumentano
L’uso illecito di dispositivi mobili da parte dei detenuti è un problema di sicurezza nazionale, poiché “la presenza di telefoni cellulari nelle carceri potrebbe consentire la prosecuzione di attività illecite e il mantenimento di contatti con organizzazioni criminali”, hanno sottolineato le autorità.
Dal 2020, l’accesso indebito a dispositivi di comunicazione è stato trasformato in reato, mentre in precedenza comportava solo sanzioni disciplinari. Tuttavia, il fenomeno non si è arrestato, anzi, è in continua espansione.
Rispetto alla precedente indagine condotta nel 2022 su richiesta della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il numero di sequestri è cresciuto in modo significativo. Il Procuratore Generale e i Procuratori del distretto hanno espresso “profonda preoccupazione per la diffusione del fenomeno, che impone un’azione ancora più incisiva da parte delle istituzioni”.
Tecniche di contrabbando sempre più sofisticate
Le modalità con cui i telefoni vengono introdotti nelle carceri si sono evolute, rendendo più difficile il contrasto al fenomeno. “Le tecniche di contrabbando adottate dai detenuti stanno diventando sempre più sofisticate, al punto da rendere necessarie nuove strategie di controllo”, ha dichiarato la polizia penitenziaria.
Per questo motivo, le indagini sono state potenziate con l’impiego di risorse aggiuntive. L’obiettivo è “bloccare ogni tentativo di introduzione di dispositivi mobili e impedire che i detenuti possano comunicare illegalmente con l’esterno”.
Le istituzioni stanno collaborando con esperti del settore per sviluppare strumenti di rilevamento più avanzati. “Servono tecnologie all’altezza della minaccia per garantire la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari”, hanno sottolineato le autorità.