Il progetto per un nuovo impianto di produzione di biometano nella località di Vascigliano, nel comune di Stroncone, è finito sotto la lente del Comitato Cittadino Permanente per la Tutela dell’Ambiente. In una formale istanza presentata all’amministrazione comunale e ad altri enti competenti, il comitato – rappresentato dall’avvocato Valeria Passeri – ha espresso forti preoccupazioni e sollevato numerose criticità relative alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in corso per l’approvazione del Piano Attuativo proposto da Enersi Technology S.A. S.r.l..
L’intervento prevede la realizzazione di un impianto su un’area di oltre 55.000 metri quadrati, con una produzione stimata di 500 Smc/h di biometano. La zona prescelta, classificata come industriale D1 nel PRG comunale, ospiterebbe anche parcheggi, viabilità e aree verdi. Tuttavia, secondo quanto evidenziato nel documento protocollato dal comitato, il progetto presenta diverse criticità ritenute incompatibili con il contesto territoriale e normativo.
Fra le maggiori criticità sollevate, c’è innanzitutto la mancanza di alternative progettuali, particolarmente per il fatto che – come sottolinea il comitato – la normativa nazionale e la giurisprudenza europea richiedono esplicitamente che ogni valutazione ambientale debba confrontare più scenari possibili. L’assenza di queste valutazioni potrebbe compromettere la legittimità dell’intero iter autorizzativo.
Ma la lista delle criticità segnalate è lunga. Secondo il Comitato, uno dei punti più rilevanti è la violazione del vincolo igienico-sanitario che impone una distanza minima di 1.500 metri dalle aree residenziali per impianti alimentati da sostanze putrescibili. Il mancato rispetto di tale prescrizione, di natura “cogente e preventiva”, secondo quanto indicato nel documento, renderebbe il progetto inammissibile anche sotto il profilo autorizzativo.
Inoltre, l’area è prossima a corsi d’acqua, ma il progetto- secondo le conclusioni del comitato – non includerebbe una valutazione idraulica adeguata. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’assenza di analisi del rischio idraulico può configurare responsabilità penali nella pianificazione territoriale.
Il comitato denuncia anche l’omessa valutazione dell’impatto cumulativo, soprattutto considerando eventi passati nella zona, come incendi industriali, che avrebbero dovuto incrementare la cautela progettuale. Secondo il Consiglio di Stato, un esame ambientale corretto deve tener conto delle interazioni con attività esistenti, specialmente in aree già antropizzate.
Secondo i firmatari, il progetto non rispetta il Piano Regolatore Generale vigente. La richiesta di deroga non sarebbe accompagnata da una motivazione basata su un interesse pubblico rilevante, come richiesto dalla Corte Costituzionale. La mancanza di tale motivazione renderebbe la proposta non conforme alla normativa urbanistica.
Le richieste del comitato
Alla luce delle problematiche esposte, vengono avanzate sei richieste: sospensione immediata del procedimento, in attesa di verifiche tecniche e normative; riedizione della VAS, con inclusione di analisi cumulative, alternative progettuali e paesaggistiche, conferma ufficiale del rispetto dei vincoli sanitari e idraulici; garanzia di massima trasparenza e partecipazione pubblica in tutte le fasi; rigetto del Piano Attuativo, se non adeguato al parere conclusivo della conferenza VAS; tutela legale dell’ambiente, con riserva di agire in ogni sede competente.
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