Soldi incassati per sviluppo mai realizzato e crisi simulata: maxi condanna per i vertici Treofan

La Corte dei Conti ha stabilito un risarcimento di quasi 1 milione di Euro che la proprietò, l'ad Kaufmann e il reponsabile del progetto ricerca Martinese dovranno pagare a Ue, Inps e Mef: nascosero anche la volontà di chiudere Terni. L'assesore Cardinali: "Basta con le aziende che prendono i soldi e scappano"

Quasi 1 milione di euro da risarcire per la proprietà  indiana ed il management della ex Treofan, nello specifico l’ad Manfred Kaufmann e il responsabile del progetto di ricerca Luigi Antonio Martinese, in solido fra loro. La Corte dei Conti dell’Umbria li ha condannati per danno erariale.

Nel mirino della Corte dei conti contributi dal 2012 al 2021 che sarebbero stati “indebitamente percepiti”. Nello specifico si tratta del fondo di rotazione (un fondo a tasso agevolato del Ministero delle finanze destinato principalmente al sostegno delle Pmi e che può essere restituito a rate) che le imprese devono utilizzare per lo sviluppo di nuovi progetti e favorire occupazione e una serie di finanziamenti concessi nell’ottobre del 2011 dal Ministero dell’Università e Ricerca.  Soldi, in sostanza, incassati per progetti mai realizzati, visto che con la contribuzione ricevuta dal Mur, Treofan era oltretutto entrata nel programma industriale che avrebbe dovuto rafforzare gli stabilimenti di Battipaglia e Terni e quindi contribuire allo sviluppo economico ed industriale dei territori.

Non è però successo nulla di tutto questo e anzi, Treofan poco dopo ha chiuso prima Battipaglia e subito dopo Terni. Qui entra in scena l’altro capo d’accusa per il quale è scattata la condanna, ovvero l’ipotesi di frode a danno dell’Inps per la richiesta illecita di trattamenti di cassa integrazione guadagni ordinaria per l’emergenza Covid-19. Secondo la sentenza infatti, dalle interlocuzioni via mail fra Kaufmann e i vertici di Jindal, emerge come questi ultimi avevano già pianificato entrambe le chiusure sin dal 2018 e con particolare riferimento a Terni anche la volontà di svuotare lo stabilimento, in modo da delocalizzare tutto in Germania, Neunkirchen. Per incassare i contributi  Cig, secondo la Corte dei Conti Treofan e Kaufmann avrebbero “dissimulato i piani di chiusura del sito di Terni e simulato lo stato di crisi per contrazione degli ordini durante la pandemia”. Questo, secondo la magistratura contabile evidenzia “la coscienza e volontà di violare i doveri di legalità e fedeltà connessi al rapporto di servizio instaurato tra la società e l’Inps, ai fini della corretta erogazione ed utilizzo dei fondi stanziati per la CIGO-Covid19”.

Particolarmente per il sito campano, la Finanza ha accertato che i fogli di servizio recavano firme false o annotazioni di ore lavorate superiori a quelle realmente effettuate da sei dipendenti, mentre in relazione ai fondi Fesr incassati per il progetto di sviluppo, si trattava – così recitano le carte dell’inchiesta risalenti al 2022-  di un progetto europeo denominato “Applicazione e riciclo di nuovo poliolefine termoplastiche”. Già nel 2022 a Treofan vennero sequestrati 230.000 euro. Il progetto si è svolto a Battipaglia, ma venne dichiarato – e per questo presero finanziamenti – che si svolgeva a Terni: Treofan avrebbe compilato false attestazioni sulle presenze dei dipendenti impiegati nel progetto di ricerca industriale.

Nel dettaglio la Corte dei conti ha condannato la Treofan Italy srl al risarcimento da 722.348 euro a favore dell’Unione Europea, 240.782 per il Mef e 15.453 euro per l’Inps di Terni per un totale di 978.584 euro

Le dichiarazioni dell’assessore Cardinali

Durissimo -ma ovviamente soddisfatto – il commento dell’assessore allo sviluppo economico del Comune di Terni Sergio Cardinali, che definisce la sentenza “un segnale molto importante. Fa capire che la magistratura, in questo caso quella contabile, non tollera comportamenti predatori di chi prende risorse pubbliche in maniera indebita, promettendo la salvaguardia dei posti di lavori e della produttività, cosa che al dunque non è avvenuta, come nel caso dello stabilimento di Terni”.

Nel mirino ovviamente, i soldi incassati per ricerca e sviluppo industriale e le agevolazioni all’occupazione e finiti poi solo nelle tasche dell’azienda, che oltretutto stava già chiudendo i siti: “Basta con chi prende soldi e poi sparisce nel nulla – dice Cardinali – A Terni è successo aprendo una ferita rilevante nel Polo chimico, lasciando a casa decine di lavoratori, svendendo competenze e tecnologia. Queste che per alcuni sono prassi non devono più accadere. Ora mi auguro che l’erario riesca a incassare il milione di euro”.

Questa forse è la sfida più difficile. Ma Cardinali va oltre: “Siamo al paradosso che, mentre si erogano incentivi in favore di multinazionali che acquisiscono aziende con il chiaro intento di chiuderle per eliminare la concorrenza, il sistema fa fatica ad agevolare la ripresa con nuovi imprenditori”. Inutile dire che la testa va alla Moplefan, col gruppo polacco Visopack che ha rilevato proprio il sito Treofan ma che ora è già alla ricerca di fondi per ripartire: 80 dipendenti sono di nuovo in Cig e il Comune è al lavoro per trovare un partner finanziario.

 

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