Sciarrini, perché la questione della linea ferroviaria Terni–Roma è così urgente oggi?
Perché non possiamo più affrontarla come un’emergenza passeggera. È un tema strutturale, che coinvolge la mobilità quotidiana ma anche lo sviluppo economico e la collocazione strategica di Terni nell’Italia centrale. Aspettare il collasso per discutere significa aver già perso in partenza.
Dove sta il vero problema secondo lei?
Nel fatto che le decisioni vengono prese senza un disegno complessivo. Ad esempio, ad agosto si faranno lavori di manutenzione sia sulla linea Terni–Roma sia sul binario Est della Capitale. È un cortocircuito organizzativo che somma disagi su disagi, e nessuno tra le istituzioni sembra avere la forza di bloccare queste scelte assurde. Caso analogo la situazione della E45, un vero e proprio simbolo di mancata pianificazione dei lavori con gravi conseguenze sull’attrattività turistica. Comunque il vero ritardo non è nei treni, ma nella capacità politica di gestire il territorio.
Che impatto ha tutto questo su Terni e sull’Umbria?
Un impatto devastante. Si rischia una marginalizzazione progressiva, una vera e propria meridionalizzazione di aree che dovrebbero essere centrali nello sviluppo nazionale. Terni, come l’Umbria, sta diventando sempre più invisibile nei grandi piani strategici. E questo vale anche per le merci, non solo per i passeggeri.
Cosa andrebbe fatto in concreto?
Bisogna cambiare completamente approccio. Occorre garantire tempi certi e rapidi per i collegamenti con Roma, ripensare il trasporto passeggeri e merci in una logica unica, e soprattutto collegare in modo strategico il centro intermodale di Orte (che beneficerà di ulteriori finanziamenti per entrare a pieno regime) e la piastra logistica di Maratta a servizio dell’area industriale del territorio. Il tutto nell’ottica dello sviluppo integrato dell’Italia centrale. Sul tema della logistica, per miopi lotte municipalistiche, abbiamo perso un vantaggio competitivo che si è trasformato in un ritardo che va immediatamente colmato.
Qual è il messaggio che vuole lanciare?
Se vogliamo davvero rilanciare Terni, serve un’alleanza permanente tra istituzioni, operatori e territorio. Non basta costruire nuove infrastrutture, bisogna farlo con una strategia condivisa. La linea è lenta, sì, ma è il pensiero politico a viaggiare ancora più lentamente. Ed è su questo che bisogna intervenire subito.