Era atteso ed è arrivato. Dopo la sfuriata di Stefano Bandecchi contro i dipendenti comunali interviene la Uil Flp, sindacato principale in Comune.
“Conosciamo bene lo stile comunicativo del sindaco – dice la Uil Fpl Umbria -Riteniamo però che non giovi alla causa dei lavoratori nemmeno un irrigidimento pregiudiziale, né l’innalzamento dei toni, così come richieste che non possono tecnicamente essere accolte, come il reinquadramento dei lavoratori in posizioni che non esistono più da oltre due anni: significa illudere i lavoratori e rischiare, come sembra stia avvenendo, di compromettere il clima di confronto, dando l’impressione di voler sollevare strumentalmente problemi più che trovare soluzioni”.
Uil Fpl inviata al rispetto delle procedure previste dalla normativa e dal CCNL vigenti, sia in materia contrattuale che, soprattutto, in materia di sicurezza sul lavoro e sottolinea che ha avviato “un confronto diretto con i lavoratori per raccogliere informazioni puntuali e verificate, mettendoci a disposizione per svolgere un’assemblea sindacale che consente a tutti di chiarirsi, informarsi e confrontarsi: solo partendo dalla consapevolezza dei propri diritti e doveri sarà possibile definire, insieme, soluzioni realmente condivise, nel rispetto del ruolo del datore di lavoro ma anche della dignità e dei diritti di ogni lavoratore”.
Fp Cgil, tramite il segretario ternano Andrea Pitoni invece denuncia “Metodi intimidatori e scavalcamento del ruolo sindacale”: “In modo del tutto inatteso – scrive Pitoni – abbiamo saputo della convocazione diretta degli operai da parte del sindaco, che si è rivolto a loro con modalità evidentemente intimidatorie. Questo è un metodo inaccettabile, che esclude il sindacato e contribuisce alla destrutturazione del lavoro pubblico”.
Secondo il sindacato, l’iniziativa del sindaco rischia di minare un processo di concertazione già avviato: “Non possiamo accettare che prevalgano le logiche dei satrapi locali. È necessario, al contrario, lavorare a politiche strutturali e democratiche, che migliorino realmente le condizioni di lavoro”, aggiunge Pitoni, che poi conclude: “I dipendenti pubblici, con stipendi contenuti ma incarichi fondamentali per la collettività, non possono essere oggetto di attacchi scomposti. È tempo che il sindacato torni a essere uno scudo collettivo contro queste derive”.
Interviene anche il Csa Ral che definisce l’attacco di Bandecchi “inaccettabile”. “I toni utilizzati dal sindaco – spiega il segretario provinciale Sergio Silveri, segretario provinciale – sono inquisitori e fuori luogo. Il sindaco infatti, da quanto si vede e legge sui media, ha umiliato i lavoratori con domande dal chiaro tono intimidatorio, chiedendo per esempio quanto guadagnino, e fuori luogo, visto che ha sostenuto di poterli licenziare seduta stante. Per di più in una assemblea convocata con pochi minuti di preavviso, non dando modo ai rappresentanti sindacali di poter essere presenti. Un comportamento del tutto fuori luogo, ancor più in un contesto di amministrazione pubblica”
Sulle vicende contestate: “Nessun lavoratore del comparto operai del Comune ha mai mancato nel rispetto dei contratti e delle norme sottoscritte con l’amministrazione comunale. A prova di questo, anche il fatto che il sindaco abbia parlato genericamente di presunte mancanze, senza citare situazioni specifiche. Semplicemente perché non esistono. I dipendenti infatti operano nel rispetto dei contratti e delle norme previste e, se i risultati auspicati dall’amministrazione non vengono raggiunti, non ce la si può prendere di sicuro con l’anello più debole della catena, ossia i lavoratori”.
Interviene il Movimento 5 Stelle
“Parole indegne di un sindaco”. Così invece il Movimento 5 Stelle sulla vicenda. “Il sindaco – sottolineano i contiani -si è lasciato andare davanti ai dirigenti a una sequenza gravissima di insulti, minacce, intimidazioni e frasi volgari, arrivando a: denigrare la Legge 104, con un tono offensivo verso chi ha diritto a permessi per assistenza familiare; trattare i dipendenti come “parassiti” e avanzare pubblicamente ricatti occupazionali “chi non lavora come voglio io, può essere mandato via”.”
Il M5S accusa il sindaco di “scaricare la colpa del suo fallimento politico sulla pelle di lavoratori onesti, trattandoli come servi della gleba, colpevoli solo di essere stati coinvolti in un progetto sbagliato: l’internalizzazione della manutenzione stradale tramite l’acquisto della famigerata “macchina tappabuche”, una scelta anacronistica e fallimentare che è costata ai cittadini ternani 270.000 euro tra mezzi e formazione del personale e che si inserisce in un faraonico progetto che prevede un investimento complessivo di 666.000 euro per la creazione di un parco macchine destinato alla manutenzione stradale”.
I penstastellati attaccano: “il sindaco non è padrone dei lavoratori, ma il primo garante della loro tutela, perché i lavoratori non sono i suoi dipendenti personali, ma sono servitori della collettività, non oggetti da offendere pubblicamente per coprire le proprie inefficienze.Denunciamo un modello amministrativo basato sull’intimidazione, dove l’incapacità gestionale viene mascherata da sfoghi volgari e minacciosi”.
Chiarimenti sulla macchina tappabuche
Da qui poi la richiesta di chiarimenti sul funzionamento effettivo della macchina tappabuche: “Per metterla in funzione sono stati assunti operai specifici, che oggi si ritrovano a essere umiliati proprio da chi avrebbe dovuto organizzarli, formarli e affiancarli. Non è colpa loro se i mezzi sono inadeguati e il loro lavoro è mal gestito. Questo non è amministrare. È violenza istituzionale”. E chiede anche scuse pubblche: “i cittadini di Terni non sono sudditi di Bandecchi”