Decreto Salvaconti, Carloni (Cna Umbria): “Nuova mazzata sulle imprese”

Il direttore generale dell'associazione di categoria: "Aziende non si fidano più, ed è grave in un momento in cui la disaffezione verso la politica sembra crescere in modo inarrestabile"

L’Italia, teatro storico di una burocrazia complessa e di una pressione fiscale onerosa, affronta un’altra tempesta che minaccia la fiducia e la stabilità delle sue imprese. Dopo il controverso termine dei bonus per le ristrutturazioni, emerge una nuova sfida con impatti gravi sul tessuto imprenditoriale nazionale, con un focus particolare sulle realtà manifatturiere e tecnologiche.

A marzo, il governo ha lanciato il decreto Salvaconti, un provvedimento che, secondo Michele Carloni, presidente regionale della CNA, “impone alle aziende di comunicare gli investimenti effettuati o pianificati” per accedere ai crediti di imposta del piano Industria 4.0. Questi crediti, essenziali per le aziende che investono in innovazione, possono coprire “fino al 40% degli investimenti”, ma il loro utilizzo è stato bloccato a causa di ritardi del ministero dell’Industria e del Made in Italy nell’emanare le linee guida necessarie per la comunicazione.

Questo blocco si traduce in un duro colpo per centinaia di imprese, particolarmente quelle umbre, costrette a rivedere i propri piani finanziari a breve termine. Alcune aziende, pronte ad utilizzare i crediti per sostenere la propria liquidità, si trovano ora in una situazione critica. La sospensione improvvisa dei crediti di imposta potrebbe, come afferma Carloni, portare a “effetti diretti sulla liquidità aziendale, specialmente per le imprese più piccole che contavano su questi crediti”.

In un contesto dove la fiducia nelle politiche statali è già fragile, questa nuova incertezza aggrava la situazione, inducendo alcune aziende a vendere titoli di stato per coprire le necessità immediate. “Non si fidano più”, sottolinea Carloni, “ed è grave in un momento in cui la disaffezione verso la politica sembra crescere in modo inarrestabile”.

Carloni chiude con un appello al governo: “Mettere le imprese in condizioni di far fronte a questi requisiti senza subire le conseguenze dei ritardi governativi”. Questo recente sviluppo solleva interrogativi sulla capacità del governo di supportare adeguatamente l’imprenditoria in un periodo critico per l’economia italiana. Mentre è essenziale proteggere gli interessi dello Stato, è altrettanto cruciale non trascurare le esigenze delle imprese, motori di ricchezza e innovazione nel Paese.

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