Sanità, altro che transizione digitale: umbri ancora restii al fascicolo elettronico

In Umbria solo il 29% dei cittadini usa il fascicolo sanitario elettronico, contro una media italiana del 41%. Gimbe evidenzia criticità e divari regionali.

Studio medico

La regione Umbria registra dati inferiori alla media italiana per quanto riguarda l’accesso e l’utilizzo del fascicolo sanitario elettronico da parte dei cittadini e dei professionisti del settore pubblico.

Un’analisi della Fondazione Gimbe, aggiornata al 31 agosto scorso, evidenzia che solo il 29% dei cittadini umbri ha dato il consenso alla consultazione dei propri documenti sanitari elettronici da parte di medici e operatori pubblici, contro una media nazionale del 41%. Questo dato mette in luce una significativa differenza regionale, che si estende anche ad altri aspetti legati a questo strumento.

Disomogeneità regionale e fratture digitali

Il fascicolo sanitario elettronico, definito da Gimbe come “cruciale per l’accessibilità ai servizi sanitari”, presenta una diffusione disomogenea in Italia. L’Umbria riflette una delle situazioni più critiche, con profonde fratture digitali che riguardano sia i servizi offerti sia il loro utilizzo da parte dei cittadini e dei professionisti sanitari.

Attualmente, nella regione sono disponibili 11 tipologie di documenti su 16, pari al 69% del totale (media nazionale: 79%). I servizi accessibili tramite il fascicolo si attestano appena al 18%, un dato che conferma le difficoltà operative nella diffusione di questa tecnologia.

Coinvolgimento di cittadini e medici

Tra giugno e agosto 2023, solo il 4% dei cittadini umbri ha effettivamente utilizzato il fascicolo sanitario elettronico nei 90 giorni precedenti alla rilevazione, contro una media nazionale decisamente superiore pari al 18%. Questo scarso coinvolgimento degli utenti evidenzia una limitata consapevolezza o accessibilità dello strumento nella popolazione regionale.

Nonostante ciò, il 100% dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta umbri ha effettuato almeno un’operazione sul fascicolo nello stesso periodo, un dato in linea con le migliori performance nazionali. Tuttavia, la situazione appare critica per quanto riguarda gli specialisti delle aziende sanitarie: solo l’1% di questi professionisti risulta abilitato all’uso del fascicolo, contro una media nazionale del 76%.

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