Svimez: Umbria tra le regioni con il Pil peggiore nell’ultimo quadriennio

Il Pil reale della regione ha subito una contrazione del 2,5%, con una crescita quasi piatta stimata per il 2023

Soldi

Secondo il Rapporto 2024 di Svimez, l’Umbria figura tra le tre regioni italiane con le peggiori performance economiche nel periodo 2019-2023, segnato dalla pandemia. Il Pil reale della regione ha subito una contrazione del 2,5%, con una crescita quasi piatta stimata per il 2023 (+0,3%), inferiore alla media nazionale del +0,6%. Peggiori risultati si osservano solo in Valle d’Aosta (-4,8%) e Molise (-5,7%). A livello nazionale, il Pil è invece cresciuto del 3,5% nello stesso periodo, con differenze significative tra le macroaree: il Nord-Est ha registrato un +5,1%, mentre il Centro e il Mezzogiorno si attestano rispettivamente a +1,7% e +3,7%.

Andamento settoriale: l’agricoltura segna il passo

Il settore agricolo umbro ha subito un calo drammatico del 23% in termini di valore aggiunto tra il 2019 e il 2023, con un -9,8% solo nel 2023. L’industria ha registrato una flessione del 9,2%, mentre le costruzioni hanno beneficiato degli incentivi, crescendo del 14,3%. I servizi, invece, sono rimasti stagnanti, con una variazione complessiva nulla (+1,6% nel 2023). A confronto, l’agricoltura italiana ha perso solo il 5,4%, l’industria lo 0,8%, mentre il settore delle costruzioni è cresciuto del 31% e i servizi del 4%.

Consumi e occupazione: segnali contrastanti

I consumi delle famiglie umbre sono diminuiti dello 0,8% tra il 2019 e il 2023, mentre a livello nazionale si registra un lieve aumento (+0,3%). Nel 2023, i consumi sono saliti dello 0,3% in Umbria, ma la crescita resta ben al di sotto della media italiana (+1,2%). Sul fronte occupazionale, l’agricoltura ha sofferto una flessione del 34% tra il 2019 e il 2023, mentre l’industria e le costruzioni hanno mostrato segnali positivi, rispettivamente con un +15,5% e un +12%. I servizi sono rimasti pressoché invariati (+0,9%). Nei primi due trimestri del 2024, si evidenzia un recupero per l’agricoltura (+13%), ma un calo per l’industria (-9%) e le costruzioni (-8%).

Lavoro: crescita dei contratti stabili

Un dato positivo emerge dall’aumento dei contratti a tempo indeterminato, che in Umbria hanno segnato un +7,7% tra il 2019 e il 2023. Questo risultato rappresenta una svolta rispetto alle fasi precedenti di ripresa economica, caratterizzate da una predominanza di contratti a termine. Complessivamente, il tasso di occupazione è salito dal 64,5% al 66,5%, mentre il tasso di disoccupazione è sceso dall’8,5% al 6%. Particolarmente significativo il calo della disoccupazione giovanile, passata dal 26,5% al 18,3%. Tuttavia, questi numeri sono influenzati dalla quota di persone che non cercano attivamente lavoro.

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