Un confronto acceso ha caratterizzato il convegno sull’ambiente organizzato lo scorso 239 dicembre a Narni dai comitati spontanei del territorio. Il messaggio è chiaro: nessun nuovo impianto inquinante sarà accettato. I cittadini e gli esperti presenti hanno ribadito la necessità di difendere il territorio e promuovere uno sviluppo sostenibile.
«No, altri inceneritori non ne vogliamo, abbiamo già dato», è il coro unanime dei partecipanti. La paura diffusa è che il territorio diventi una discarica per i rifiuti provenienti da Roma e altre regioni, compromettendo ulteriormente un’area che, negli anni, ha già pagato un prezzo altissimo in termini di salute pubblica. «Tante morti di tumori ci ricordano i sacrifici del passato, ma oggi non possiamo più tollerare simili sfregi», hanno ribadito i comitati.
Massimo Tracchegiani, medico in pensione e residente nella zona interessata, ha espresso un’opinione netta: «Siamo autosufficienti. La nostra regione ha già gli impianti necessari per i suoi abitanti. Non ne vogliamo altri, nemmeno a pensarci. Ognuno si faccia i propri». Un punto condiviso anche da altri intervenuti, che hanno invitato le autorità locali a farsi carico delle preoccupazioni della comunità.
Tra le proposte emerse, quella di modificare il Piano Regolatore per impedire nuovi insediamenti inquinanti. Gigio Campana, cittadino della zona, ha sottolineato l’urgenza di adottare misure concrete per preservare l’ambiente e promuovere una visione sostenibile dello sviluppo locale.
Oltre a contrastare i nuovi impianti, i partecipanti hanno richiamato l’attenzione su altri temi cruciali. La bonifica dell’area ex Terni Chimica e l’adesione al progetto del Parco Fluviale sono stati indicati come priorità per valorizzare il territorio. L’obiettivo è creare un ponte tra la Valnerina e la confluenza del Tevere, trasformando l’area in una risorsa per il turismo sostenibile.
Il convegno ha visto la presenza di esperti di livello nazionale come Stefano Falcinelli, insieme a figure locali di spicco quali Massimo Formica ed Eleonora Manuali. La forte adesione dei comitati di difesa del territorio ha conferito al dibattito autorevolezza e concretezza, invocando un’azione determinata da parte delle istituzioni.