Un intervento chirurgico eseguito nel 2016 presso l’ospedale Santa Maria di Terni ha portato a un risarcimento danni per il paziente coinvolto a causa di gravi complicazioni. La procedura di legatura e stripping lungo delle vene varicose ha causato una perdita permanente di sensibilità nell’arto destro del paziente, compromettendo la sua qualità della vita. Ne dà notizia Umbria24.
Il paziente, già il giorno dopo l’operazione, manifestava sintomi di perdita di sensibilità che si sono aggravati nel tempo. Gli esami successivi hanno diagnosticato un danno assonale irreversibile al nervo safeno destro, con conseguenti parestesie, iperestesie, difficoltà di deambulazione e senso di pesantezza. Nel 2021, dopo una richiesta di risarcimento danni, l’ospedale ha riconosciuto una transazione pari a 14.800 euro, riducendo di metà l’importo originariamente richiesto.
Secondo la consulenza tecnica richiesta nel caso, è emerso che la procedura utilizzata, lo stripping lungo, è una tecnica obsoleta, non più in linea con le moderne raccomandazioni. Le linee guida della Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare, del Collegio Italiano di Flebologia e dell’American Venous Forum sconsigliano questa pratica, proprio per l’elevato rischio di lesioni iatrogene al nervo safeno, stimato tra l’11% e il 35% dei casi.
Nel caso specifico, sarebbe stato più opportuno eseguire uno stripping corto, limitato alla rimozione della vena fino al ginocchio. Due medici sono stati coinvolti e chiamati a rispondere di danno erariale: uno di loro ha concordato un pagamento di circa 4.300 euro, dimezzando così l’importo originariamente richiesto dalla Procura.