La procura della Repubblica di Terni ha messo la parola fine ai due fascicoli riguardanti la scomparsa di Barbara Corvi, la 35enne di Montecampano di Amelia svanita il 27 ottobre 2009. La decisione è arrivata dal giudice per le indagini preliminari, Barbara Di Giovannantonio, che ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore Alberto Liguori. La famiglia Corvi, rappresentata dagli avvocati Giulio Vasaturo ed Enza Rando, aveva presentato opposizione a questa istanza, ma senza successo.
Gli sviluppi giudiziari e le motivazioni dell’archiviazione
Barbara Corvi era scomparsa in circostanze misteriose, e l’indagine si era concentrata su Roberto Lo Giudice, suo ex marito, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Nonostante i “forti sospetti” riconosciuti dal gip a carico di Lo Giudice, le prove raccolte non sono state ritenute sufficienti per una condanna in sede processuale. Le indagini, condotte dai carabinieri, avevano portato all’arresto dell’uomo nel 2021, ma le decisioni del Tribunale del Riesame di Perugia e della Corte di Cassazione avevano evidenziato la debolezza del quadro indiziario.
Il provvedimento di archiviazione sottolinea come le risultanze investigative, pur dettagliate, non abbiano mai permesso di formulare una prognosi di condanna ragionevole. Nemmeno le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che aveva riferito di un presunto rapimento e omicidio di Barbara in Aspromonte, sono state considerate solide per proseguire.
Il dolore della famiglia e l’impegno della comunità
Di fronte alla decisione, la famiglia Corvi ha scelto di non commentare ufficialmente, ma il dolore e la delusione sono palpabili. In questi anni, il caso ha mobilitato numerose associazioni e comitati, tra cui Libera, il Comitato Barbara Corvi e il Forum Donne Amelia. Il loro impegno ha trasformato una vicenda privata in una lotta pubblica per la verità.
L’associazione Libera, attraverso una nota, ha ribadito il proprio impegno: “Barbara non è svanita nel nulla, è stata uccisa. Continueremo a chiedere verità e giustizia, anche di fronte a questa archiviazione che rappresenta un duro colpo per la famiglia e la comunità intera.” Il vescovo di Terni, monsignor Francesco Soddu, si è unito all’appello, invitando chiunque sia responsabile della scomparsa di Barbara a farsi avanti.
Un futuro incerto, ma un impegno che non si ferma
La chiusura del caso in sede giudiziaria non rappresenta per molti la fine della vicenda. L’associazione Libera ha ricordato come la memoria e la partecipazione collettiva siano strumenti fondamentali per mantenere vivo l’interesse su questa storia. L’archiviazione, anziché segnare la conclusione, diventa un punto di partenza per un rinnovato impegno civile.
La scomparsa di Barbara Corvi resta avvolta nel mistero, ma la sua vicenda continua a essere simbolo di una battaglia per la verità che coinvolge l’intera comunità. La domanda “Dov’è Barbara?” riecheggia ancora, chiedendo una risposta.