La vicenda delle Acciaierie di Terni (Ast) torna al centro del dibattito dopo l’annuncio di una riduzione degli investimenti da parte del gruppo Arvedi. Andrea Liberati, ex consigliere regionale e oggi vicepresidente ternano di Italia Nostra, ha espresso forti critiche verso la gestione attuale e lanciato un allarme sul futuro dell’area a caldo dello stabilimento.
“L’area a caldo delle Acciaierie ha forse i mesi contati?” si chiede Liberati, sottolineando come una combinazione di fattori – dalle politiche ambientali europee più stringenti alla crisi energetica, fino alla concorrenza della sovrapproduzione asiatica – stia delineando scenari preoccupanti. “È evidente che la postura padronal-cremonese di Arvedi, unita a queste dinamiche, comporta esiti prevedibili in loco”, ha aggiunto.
La prospettiva, secondo Liberati, è quella di un ritorno a drammatiche lotte operaie. “Un filo rosso collega le tensioni attuali alle battaglie degli anni passati: dal 1949 agli anni ’80, fino al 2014, con una drastica riduzione da 8.000 a 2.300 dipendenti”, ha osservato. Una traiettoria che, a suo dire, la politica locale non è stata capace di invertire, mancando di promuovere strategie per diversificare la produzione.
Una proposta per rilanciare l’economia umbra
Italia Nostra, attraverso Liberati, ha avanzato una proposta concreta: “La Regione Umbria prenda in gestione le centrali idroelettriche e avvii rapidamente una gara di legge, vincolando la cessione a chi può creare migliaia di posti di lavoro”. L’obiettivo è evitare che tali asset siano svenduti e sfruttati da chi si limita a incassare profitti senza reinvestire nel territorio.
Secondo Liberati, un intervento normativo mirato potrebbe innescare una crescita significativa. “Ci si accorgerà di aver promosso, con pochi gesti e due righe di normativa, un’impetuosa crescita in casa propria”, ha affermato, proponendo di sfruttare il potenziale delle risorse locali per attrarre imprese innovative nei settori del digitale e dell’intelligenza artificiale.
La critica alla visione industriale tradizionale
Liberati ha concluso il suo intervento con una critica alle strategie industriali consolidate, definite come “frottole vetero-siderurgiche”. Incontri politici infruttuosi, ricatti occupazionali, crisi cicliche e miliardi di euro mancati in investimenti ambientali sono, per Italia Nostra, i segnali di un sistema in stallo. “L’alternativa è continuare così, inseguendo fantasmi produttivi del ‘900 e accumulando danni ambientali e sanitari enormi, mai rifusi da alcuno”, ha ammonito.
Con queste parole, Italia Nostra sollecita un cambio di rotta, puntando su un’economia più sostenibile e innovativa, in grado di garantire un futuro più solido per l’Umbria e per Terni.