Una domenica al cinema con la figlia si trasforma in un vero e proprio incubo per una donna ternana di 45 anni (V. la sua iniziale), presa per i capelli e aggredita a calci in faccia e nel corpo da un’altra donna soltanto per aver chiesto di sedersi tranquillizzare il bambino di 3 anni che stava disturbando la visione del film e gli altri spettatori. Il fatto è avvenuto – sotto gli occhi della figlia di 7 anni di V. – nel pomeriggio del 5 gennaio presso la sala cinema in via Bramante.
V. racconta così il fatto a Terni Tomorrow: “C’era insieme a me e mia figlia di 7 anni un gruppo formato da tre signore con diversi bambini tra cui alcuni molto piccoli – uno di questi aveva tre anni – e due dei loro mariti accanto. Sembrava che stessero facendo un picnic davanti allo schermo perchè i bambini erano irrequieti, si alzavano più volte e si passavano cibo arrecando disturbo ai presenti. A fine primo tempo mia figlia non sopportando più quel caos si sposta qualche fila più avanti, mentre io sono rimasta al mio posto. I mariti delle signore si spostano anche loro ma nelle primissime file con una bambina piccola”. La questione precipita quando il bimbo di tre anni inizia a piangere per essere stato rimproverato. “Resto in silenzio – dice V.- nonostante mi stesse disturbando, ma la madre invece che calmarlo si mette a rincorrerlo, restando in piedi davanti a me. Le chiedo cortesemente “signora si si sieda”. Ed è lì che la sua reazione mi prende alla sprovvista”.
A questo punto infatti la madre del bimbo di tre anni comincia ad insultare V: “La donna sosteneva, urlandomi in faccia- dice V- che poichè lei era madre di un bambino “problematico” aveva diritto a fare qualunque cose e non le dovevamo rompere i c.”. In quel momento la donna mette le mani a dosso a V. all’altezza del petto: “A quel punto – dice V- mi alzo per togliere le sue mani dal mio corpo ed invece vengo afferrata per i capelli e trascinata verso la sua poltrona che si trovava più in basso quindi sbilanciandomi in avanti. Nel frattempo io mi tenevo con le mani ai suoi polsi per non cadere a faccia in avanti e sperando anche di farle mollare i miei capelli”.
Ma la situazione invece che migliorare degenera: “La signora – racconta V-. vedendomi sbilanciata si è come buttata a terra rimanendo con quasi tutto il peso attaccata ai miei capelli e appoggiando la schiena allo schienale della poltrona avanti la sua, liberando così le sue gambe e iniziando a colpirmi più volte ripetutamente sul volto e sul corpo con il tacco dello stivale, finché dei ragazzi seduti accanto a me ed altre persone sono riusciti a liberarmi”. Una scena incredibile avvenuta sotto gli occhi della figlia di 7 anni, con la donna che – secondo il racconto di V- ha continuato ad insultarla anche mentre veniva chiamata la polizia.
“Ho diritto di portare mio figlio con problemi al cinema e se non le sta bene e quindi se disturba bisogna accettarlo, altrimenti state a casa”, grida la donna a V che in breve tempo viene accerchiata anche da uno degli uomini del gruppo – forse il marito di lei – che a sua volta la minaccia con un “ti faccio vedere io”. Sempre davanti alla piccola di 7 anni, oltrechè sotto gli occhi di altri testimoni, fra i quali un’altra minore
“Hai rovinato la festa a noi – dicono a quel punto alcuni del gruppetto a V. – quindi adesso rovinala anche a tua figlia: portala fuori subito”. V. decide quindi di lasciare la sala soprattutto perchè la figlia è impaurita e attende nell’atrio del cinema l’arrivo della polizia. Successivamente si recherà in ospedale dove le ferite – che vedete qui nelle foto – le verranno refertate con una prognosi di cinque giorni: “Ho trovato lì anche la donna che mi ha aggredito – racconta V– andava in giro a dire che le avevo messo io le mani addosso ma non è vero, non l’ho toccata: c’è un testimone a mio favore che ha già dichiarato questo alla Polizia, dove io andrò a sporgere denuncia in queste ore”.
V. si è anche recata dall’oculista perchè dopo l’aggressione ha la vista appannata “in conseguenza dello stress per i colpi ricevuti” e le sono state prescritte alcune sedute dallo psicologo.
E conclude con una frase amara: “La cosa che più mi ha deluso è che il personale del cinema non mi ha soccorsa. Nè durante tutto lo svolgersi dei fatti, nè quando ho raccontato cosa fosse successo davanti a mia figlia”. E sulla donna aggredita: “Quale esempio dà ai suoi figli?”