Lite in carcere fra detenuti per una telefonata alla fidanzata, agente ferito ad una mano

La denuncia del sindacato di polizia penitenziaria Sappe: "Attuare immediatamente lo sfollamento di almeno 70 detenuti da un carcere dove ce ne sono quasi 150 in più, in modo da  poter ripristinare i sistemi di sicurezza e videosorveglianza distrutti per atti violenti dei detenuti nel corso degli anni"

Una nuova situazione di emergenza al carcere di Terni. Martedì pomeriggio un litigio fra due detenuti, un nigeriano ed un tunisino, entrambi noti per precedenti scontri con la polizia penitenziaria non solo di Terni, ha portato al ferimento di un agente. La lite è scoppiata per futili motivi: il nigeriano in particolare si è scagliato contro il comandante, intervenuto per sedare la rissa, unitamente con l’addetto alla Sorveglianza Generale. Alle urla dello stesso rispondeva il detenuto tunisino che stava effettuando una chiamata whatsapp con la fidanzata chiedendo di abbassare la voce.

A questo punto l’ira del nigeriano si è scagliato contro l’agente che è stato colpito con un oggetto contudente che il nigeriano aveva nascosto in una mano dovento poi essere medicato.  Il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria denuncia l’ennesimo atto violento commesso da un detenuto e sottolinea: ““E’ ora di fermare questo macello: non vi sono più le condizioni di lavoro adeguate di sicurezza”. Il sgeretario per l’Umbria Fabrizio Bonino rivolge un appello alle istituzioni: “serve un intervento concreto per risolvere i problemi penitenziari”.

La richiesta è di attuare immediatamente lo sfollamento di almeno 70 detenuti da un carcere dove ce ne sono quasi 150 in più, in modo da  poter ripristinare i sistemi di sicurezza e videosorveglianza distrutti per atti violenti dei detenuti nel corso degli anni.

Numeri gravissimi quelli denunciati dal Sappe, con già 5 aggressioni nel 2025, distruzione di telecamere, stanze detentive, box agenti e un personale stremato da turni stressanti, spesso di oltre 12 ore per carenza di organico e sottoposto ad insulti ed aggressione “anche da chi denuncia gli agenti penitenziari per tortura”. Bonino conclude la sua denuncia con un appello: “Ora basta: siamo noi i torturati, vogliamo una risposta immediata da quella che dovrebbe essere la nostra Amministrazione, la stessa che è sempre rimasta sorda ad ogni nostra richiesta di aiuto. Ma così non si può andare avanti, rischiare la vita ogni giorno non è possibile ed è per questo che metteremo in atto ogni forma di protesta per farci ascoltare da chi ci ha abbandonato”.

Gli fa eco il segretario generale Donato Capece che sottolinea come quello del sovraffollamento, “è certamente un problema storico e comune a molti Paesi europei, che hanno risolto il problema in maniera diversa: “L’osservazione della tipologia dei detenuti e dei reati consente di affermare che il sistema della epressione penale colpisce prevalentemente la criminalità organizzata e le fasce deboli della popolazione In effetti, il carcere è lo strumento che si usa per affrontare problemi che la società non è in grado di risolvere altrimenti. Ma si deve dotare la Polizia Penitenziaria di ogni strumento utile a fronteggiare le costanti criticità con cui quotidianamente le donne e gli uomini del Corpo hanno a che fare”.

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