Ha fatto tappa a Terni, davanti a Palazzo Spada, la carovana, partita da Mantova per illustrare le tematiche relative al prossimo referendum sulla cittadinanza dell’8 e 9 giugno, abbinato anche ai quattro referendum sul lavoro della Cgil.
Una questione, quella della cittadinanza che riguarda 2,5 milioni di ragazzi, uomini e donne, nati in Italia che non si vedono ancora riconosciuto un diritto: “Noi ci battiamo – spiega Tommaso Sabatini, presidente dell’Arci provinciale – perchè si torni a 5 anni di residenza sul territorio italiano per la concessione della cittadinanza, come era nel 1992. Inoltre, facciamo campagna informativa: la gente non sa che a Giugno si vota e non votare, ai referendum è esprimere una posizione”. E precisa: “Questo referendum non cambia la legge attuale, abbassa solo i termini per la cittadinanza: attualmente ce ne vogliono 13, perchè ai 10 di residenza se ne aggiungono 3 per l’esame della domanda”.
Tante le associazioni che si sono fatte promotrici: oltre ad Arci e Cgil, anche l’Associazione “San Martino”, le Acli “il Pettirosso”, la Polisportiva “Baraonda”: “Ci sono ragazzi e ragazze nati qui, che parlano l’italiano e i cui genitori pagano le tasse qui, che non possono avere la cittadinanza nemmeno a 18 anni perchè magari per motivi indipendenti dalla loro volontà sono dovuti andare a vivere qualche mese nel paese d’origine. Questo non è giusto”, sottolinea Manila Tellini, presidente provinciale delle Acli.
“Chi dice che regaliamo la cittadinanza disinforma – aggiunge Sabatini – perchè parliamo di ragazzi e ragazze nati qui, che parlano persino il nostro dialetto”. Ancora Tellini: “Chi parla di pericolo di islamizzazione non sa cosa dice. Noi che siamo cattolici, dico che dovremmo essere più cristiani, comportarci da cristiani e non invece avere misericordia ad intermittenza. Basta guardare i dati che ci dicono come la scelta dell’ora di religione a scuola sia scesa molto. E non perchè ci sono più ragazzi stranieri o islamici, ma perchè ragazzi italianissimi non si sentono più rappresentati dai valori cristiani”.
Mauro Nannini, presidente di Baraonda affonda il colpo: “Denuncio la complicità di Pd e Movimento 5 Stelle che quando c’è stata la possibilità di convertire in legge al Senato questa normativa non c’erano: nel 2017, i pentastellati erano assenti, il Pd presente solo in minima parte, così come Articolo 1. Si decise di rinviare tuto al gennaio succesivo, ma a dicembre cadde il Governo. Da allora non si è fatto più niente. Oggi in Italia ci sono 2,5 milioni di invisibili, che fanno salire il Pil del Paese ma non hanno diritti: lottiamo anche per loro”.
Barbara Silvestrini della Cgil ha poi illustrato i quattro referendum sul lavoro: abolizione del Jobs Act; cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese; eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine; eliminare le misure che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.