Amore dietro le sbarre, è scontro fra i sindacati: come funzionano i colloqui

Tutto pronto a Sabbione per l'avvio dell'iniziativa che dà seguito ad una sentenza delal Consulta. Sugli scudi Sappe e Osapp: "No a guardoni di Stato, è solo ideologia". La Fns Cisl: "Va solo organizzata bene, ma è giusto"

Terni è pronta a diventare pioniera di un evento storico, che – comunque la si pensi sul tema – cambierà profondamente la detenzione. Da Venerdì 18 nella casa di reclusione di Sabbione infatti aprira la cosiddetta “stanza dell’affettività”, un luogo in cui i detenuti potranno incontrarsi con le proprie partner nell’intimità.

La Casa Circondariale ternana sarà la prima a dare attuazione  alla sentenza della Corte Costituzionale del 26 gennaio del 2024, che ha dichiarato illegittime le norme dell’ordinamento penitenziario che vietano colloqui privati fra il detenuto e il partner da svolgersi in strutture adatte e senza il controllo della polizia penitenziaria. Si parte da Terni perchè da Terni tutto è partito, con la decisione del magistrato di sorveglianza di Spoleto Fabio Gianfilippi che ha accolto il ricorso di un detenuto al 41 bis relativo alla possibilità di effettuare incontri “intimi” con la compagna. E la stessa decisione è stata presa a Parma.

Come funziona

Tuttavia proprio i detenuti in regime di 41 bis non potranno usufruire del beneficio, così come chi ha già ottenuto un permesso nell’anno di riferimento. Esclusi anche i detenuti che hanno commesso infrazioni disciplinari, per i quali l’esclusione dura almeno sei mesi, e chi è stato sorpreso con droga, telefoni o oggetti atti a offendere. Dunque colloqui intimi in carcere, ma solo se ti sei comportato bene.

La stanza nel carcere di Terni, individuata dalla comandante della polizia penitenziaria Vanda Falconi e dal direttore Luca Sardella, è pronta ed stata allestita grazie al lavoro dei detenuti impegnati nelle squadre di manutenzione ordinaria del fabbricato in uno spazio attiguo alla cosiddetta sala magistrati dove avvengono gli interrogatori e di norma utilizzato per i colloqui fra i detenuti e gli avvocati o per le comunicazioni whatsapp con le famiglie.

I colloqui, secondo le indicazioni del dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) sono chiari: “due ore e porta non chiusa da dentro”, con ovviamente la Polizia che dovrà controllare che tutto fili liscio.

No di Sappe e Osapp, sì della Fns Cisl

Proprio questo ruolo di “controllori” non va giù al Sappe, il sindacato autonomo Polizia Penitenziaria: “Non possiamo tollerare che la dignità professionale dei poliziotti penitenziari venga svilita fino al punto da renderli, di fatto, custodi dell’intimità altrui. Noi non ci siamo arruolati per diventare “guardoni di Stato”, né accetteremo che tale ruolo improprio venga normalizzato per l’assenza di un progetto credibile, serio e sostenibile. E le linee guida sinora emanate dall’Amministrazione in materia di diritto all’affettività per le persone detenute appaiono del tutto inadeguate e generiche”, dice il sindacato.

Fabrizio Bonino

Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria, parlando a Terni Tomorrow rincara la dose: “Terni è già in grande difficoltà, con 150 detenuti in più e tanto personale in meno e noi dovremmo sprecare agenti per questa cosa dettata solo da ragioni ideologiche. Il sistema penitenziario italiano è afflitto da gravi carenze: strutture obsolete, spazi inadeguati per i programmi di reinserimento e un’organizzazione interna che necessita di una profonda revisione. In questo scenario, ipotizzare la predisposizione di locali riservati alla fruizione dell’affettività appare del tutto scollegato dalla realtà. E quali sono i compiti che dovrebbero svolgere gli agenti? Non sono chiari compiti operativi,  modalità di intervento, risorse disponibili né  gli strumenti che dovrebbero garantire sicurezza e tutela sia per i fruitori che per il personale. A ciò si aggiungono fondati timori circa la possibilità di abusi e dichiarazioni fittizie da parte di detenuti intenzionati a ottenere il colloquio intimo mediante artifici, con tutte le ricadute in termini di sicurezza, ordine interno e legali”

Dura la presa di posizione dell’Osapp, l’altro sindacato autonomo. Leo Beneduci, segretario generale e il segretario ternano  Roberto Esposito attaccano: “Mentre nelle sezioni ad Alta sicurezza si ampliano le proteste dei detenuti sulle improvvisate chiusure delle celle, nel contempo si spalancano le porte delle cosiddette ‘stanze dell’affettività’ che di amore non hanno nulla. È un’interpretazione offensiva della sentenza costituzionale, ridotta a mera licenza per rapporti sessuali senza alcun supporto sanitario e trattamentale che giustifichi la finalità rieducativa”, sostiene Beneduci, che denuncia “il rischio concreto per le donne: molte compagne o mogli di detenuti, soprattutto quelli appartenenti alla criminalità organizzata, potrebbero sentirsi costrette a sottoporsi a questi incontri per timore reverenziale. Il Dap sembra ignorare completamente questa realtà, scaricando ogni responsabilità sul personale già in grave difficoltà”.

Riccardo Laureti

Diversa la posizione dei sindacati confederali. Riccardo Laureti, segretario regionale aggiunto della Fns Cisl: “C’è una sentenza che va rispettata – spiega a Tomorrow- Certamente va organizzata e disciplinata bene, per orari e controlli, perchè non si possono mettere in difficoltà i direttori e i comandanti per questa cosa, però la sentenza va applicata. Il Ministero sta lavorando bene: ha diffuso una circolare in tal senso. Ci sono tanti detenuti condannati a decine di anni di reclusione ed è giusto che se non esistono motivi ostativi – e su questo aspetto  la normativa è chiara – possano avere la possibilità di un momento intimo con i propri partner”. Però precisa: “Su Terni permangono le difficoltà di sovraffollamento e sottorganico: questo vuol dire che con due ore a testa di colloquio, il rischio è che ognuno solo possa averne uno l’anno. Sarebbe cosa positiva se insieme all’applicazione di questa sentenza si procedesse ad un aumento di personale”

Il Garante dei detenuti: giusta l’affettività

Secondo Giuseppe Caforio, garante dei detenuti, “va riconosciuto al carcere di Terni di essere stato antesignano” nell’attuazione dell’affettività dei detenuti “riuscendo a trovare uno spazio adeguato, secondo le linee guida appena emesse dal ministero della Giustizia per consentire l’esercizio di questo diritto importante anche in un’ottica di riabilitazione”. Lo dice all’Ansa, proprio in relazione al provvedimento.

“Quello di Terni che mi risulti è la prima attuazione in Italia del diritto alla affettività – ha spiegato Caforio – e tutto ciò è merito del tribunale di sorveglianza umbro.”E’ un primo segnale – ha sottolineato Caforio -, la strada è lunga e piena di ostacoli a cominciare dal sovraffollamento fino alla carenza di personale che non aiutano a trovare soluzioni logistiche ed operative per garantire questo diritto. Intanto però qualcosa si muove e proprio dall’Umbria”

 

 

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