Richieste chiare e precise. Principalmente al Comune, ma anche all’Ater, per rispondere ad un’emergenza abitativa che è chiara e presente se è vero che solo a Terni si trovano il 41 percento dei circa 1000 appartamenti liberi ma da ristrutturare di tutta l’Umbria. I sindacati degli inquilini (Sunia Cgil con il segretario Matteo Lattanzi; Sicet Cisl con Gino Bernardini e Uniat Uil con Jacopo Desantis, anche in rappresentanza di Unione Inquilini) sbattono le mani sul tavolo e chiedono al Comune la riapertura del tavolo per il contributo affitti ma anche la modifica del regolamento per le assegnazioni.
“Troppe famiglie sono in uno stato di galleggiamento – dicono le sigle sindacali nella conferenza stampa indetta presso la sala della Cgil in via San Procolo – e le situazioni cambiano in fretta: basta perdere un lavoro precario o vedersi modificare il contratto e non ce la fai più a pagare l’affitto”. Un quadro comunissimo, come spiegano i tre segretari, e confermato anche da una rappresentanza delle famiglie presenti all’incontro con la stampa: “Questa situazione mette in crisi anche il proprietario, che non si vede più entrare i soldi e avvia le procedure di sfratto”.
La situazione è figlia della mossa del Governo, che ha deciso di non rifinanziare il fondo affitti, di fatto mettendo in mezzo ad una strada molte famiglie. Eppure la soluzione ci sarebbe, dicono i sindacati: “Non c’è alcuna legge che vieta ai comuni di sopperire alla mancanza di questi fondi con uno stanziamento comunale – sottolineano i segretari- In Umbria abbiamo l’esempio di Foligno che ha previsto 150.000 euro a questo scopo e anche Narni si sta muovendo. Perchè Terni non può farlo?”. Destinatario del messaggio, l’assessore Giovanni Maggi: “Basta col rimpallo di responsabilità, serve la volontà- dicono Sunia, Sicet e Uniat – Poi ovviamente, vanno messi requisiti chiari e documentabili, per evitare l’accesso dei fubetti, ma si può fare”.
Al Comune, i sindacati chiedono anche la modifica del regolamento comunale per l’accesso alla casa popolare. Un regolamento voluto dalla Giunta Tesei e allora contestatissimo, perchè stringeva molto le maglie: “Non si può basare l’assegnazione delle case popolari in emergenza solo su un bando, perchè nel frattempo le condizioni delle persone cambiano. Al comune i sindacati chiedono anche la modifica del regolamento comunale per la gestione delle emergenze abitative: “Per le emergenze abitative chiediamo al comune di mantenere la graduatoria sempre aperta e non dover emanare un bando ogni volta perché fra un bando e l’altro molte domande scadono”.
Lunghissimi anche i tempi per l’effettivo ingresso nelle case popolari anche quando assegnate: già nell’ultimo bando sono stati assegnati appena 75 alloggi su 600 domande, ma il paradosso è che di questi 75 sono effettivamente state consegnate le chiavi solo di meno della metà, dopo un anno e mezzo: “Colpa della burocrazia, quasi sempre, ma anche delle incongruenze che bloccano le pratiche”, spiegano le sigle sindacali.
La mobilità abitativa
Altro tema caldissimo, le mobilità abitativa, perchè le case vengono assegnate, ma le condizioni delle famiglie possono cambiare. E così ecco alcuni esempi clamorosi, presenti in sala: famiglie di 2 persone che hanno avuto piccole case da 39 metri quadrati ma che ora hanno figli e in quello stesso spazio ci vivono in 5 e altri che invece hanno avuto case grandi per andarci a vivere con la famiglia numerosa ma ora sono rimasti soli: “Noi abbiamo proposto uno scambio – spiegano i sindacati – ma farlo costa, perchè vanno fatti dei lavori. Quindi non si può fare. Case a disposizione non ce ne sono e quelle libere vanno prima risistemate, con gli enti che dicono di non avere soldi. Allroa che si fa? Intanto i bambini magari devono dormire in salotto o su materassi per terra”
Situazioni molto oltre il limite, come quella di una coppia di anziani – anche questi presenti in sala – che ha avuto diritto all’assistenza notturna ma non può ospitarla in casa e quindi ha dovuto rinunciarci: “Hanno una sola camera, dove la mettono? La proposta che si sono sentiti fare è: mettete una brandina in camera. Vi pare possibile?”. Sino alla situazione più classica, ma sempre più frequente, di persone che vivono murate vive al quarto piano di un palazzo perchè la burocrazia nega loro la possibilità di scendere in quello libero al piano terra. O famiglie con disabili che avrebbero bisogno di ascensori”.
“Abbiamo cominciato a inviare queste segnalazioni anche al sindaco – sottolieneano– in quanto responsabile della sanità in Comune ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Alcune famiglie stanno addirittura valutando di presentare esposti alla Procura della Repubblica. Noi ovviamente li sosterremo”.
Lavori in corso…o quasi
Ultimo tema, ma non meno importante, quello dei lavori nelle case popolari – assegnate o sfitte – dove ci sono situazioni classiche di degrado come l’acqua che cola dalle pareti o dal soffitto, ascensori fermi e muri crepati: “Non è facile qui intervenire – spiegano – perchè spesso queste case sono in condomini misti, dove l’Ater è presente solo in parte. Quindi quando si va in assemblea per i lavori, si riesce a fare solo alcune cose. Dove invece sono tutte case ater siamo intervenuti, ma la situazione è comunque molto complessa: manca personale che passi per le case a verificare i reali problemi, soprattutto a Terni. Questo rende tutto più difficile”.
L’Ater, presente in sala col nuovo presidente regionale Federico Santi e il direttore di Terni Luca Federici ha preso nota. Si attendono sviluppi.