Teatro e digiuno, i detenuti del carcere di Terni ricordano Papa Francesco

Nel carcere di Terni nasce un gesto simbolico di spiritualità e riscatto. A promuoverlo, i detenuti della media sicurezza impegnati anche in un percorso teatrale

Un momento di riflessione, spiritualità e partecipazione collettiva prenderà vita giovedì tra le mura del carcere di Sabbione a Terni, dove diversi detenuti dell’area di media sicurezza osserveranno una giornata di digiuno in omaggio a Papa Francesco e con l’intento di invocare la pace nel mondo. Si tratta di un’iniziativa nata dal basso, tra le corsie del penitenziario, luogo spesso al centro delle cronache per episodi drammatici, ma oggi anche scenario di nuove possibilità umane e culturali.

L’iniziativa prende forma nell’ambito di un laboratorio teatrale condotto da Folco Napolini, regista ternano impegnato da tempo nel volontariato all’interno dell’istituto. Da settembre, Napolini guida un gruppo di venticinque detenuti in un percorso artistico e formativo che culminerà a giugno con lo spettacolo “Lo specchio”, frutto di un lavoro collettivo e introspettivo.

Durante le prove è emersa l’idea di una giornata di digiuno per onorare la figura di Papa Francesco, da sempre vicino alle persone private della libertà, e per lanciare un messaggio di pace universale. “I detenuti mi hanno chiesto di farmi portavoce perché non possono rivolgersi direttamente al mondo esterno”, spiega Napolini al quotidiano Il Messaggero che ha dato la notizia.

L’adesione e l’appello alle carceri italiane

La proposta ha ottenuto il via libera del direttore Luca Sardella e della comandante della polizia penitenziaria Vanda Falconi, e ha già registrato decine di adesioni all’interno dell’istituto. I promotori sperano che il gesto si estenda ad altre realtà penitenziarie del Paese, coinvolgendo detenuti di ogni regione in un digiuno collettivo carico di significato simbolico.

“È un invito che parte da Terni ma guarda lontano – racconta Napolini – con l’intento di creare un filo spirituale che unisca le carceri italiane per un giorno, nel nome della pace e della solidarietà.”

Il digiuno si inserisce in un percorso più ampio di riabilitazione e crescita personale, che passa attraverso l’arte e la spiritualità. Il gruppo teatrale ha scelto il nome “Noi non siamo questi”, per sottolineare la volontà di non essere identificati solo attraverso gli errori del passato, ma anche attraverso il desiderio di cambiamento e rinascita.

Nel carcere di Sabbione, la religione svolge un ruolo importante, grazie anche alla costante presenza di frate Mimmo, cappellano della struttura, che accompagna spiritualmente molti dei detenuti. Il laboratorio teatrale, invece, diventa spazio di espressione e condivisione, dove emozioni, fragilità e pensieri trovano voce.

La voce dei detenuti

In una lettera condivisa con il regista, alcuni detenuti hanno raccontato il significato profondo di questo percorso: “Il nostro regista ci ha permesso di esprimere liberamente ciò che sentiamo e viviamo. In questi incontri abbiamo vissuto momenti intensi, tra commozione e confronto, che ci hanno aiutato a dare un nome al nostro disagio e a sentirci meno soli.”

Lo spettacolo in preparazione, “Lo specchio”, rappresenterà per molti una presa di coscienza collettiva, un’occasione per mettersi di fronte a sé stessi e agli altri, attraverso il linguaggio universale del teatro.

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