Perché avete fondato il Comitato “Vita da Pendolari”?
Perché la vita da pendolare è diventata un’odissea. La situazione non nasce ieri, sono almeno trent’anni che mancano investimenti seri. Io ho scelto di lavorare a Roma e, fino a poco tempo fa, ci mettevo meno dei miei colleghi che vivono nella capitale. Era quasi un paradosso virtuoso. Poi, da agosto dell’anno scorso, è iniziato il tracollo: ritardi cronici, peggioramento drastico del servizio, accessibilità compromessa. È diventata una condizione inaccettabile.
Cosa è cambiato nei fatti?
Prima l’arrivo al binario 1 o 2 era un’eccezione, ora è la norma. Anche treni a lunga percorrenza vengono dirottati lì. Una settimana fa ho visto una signora con le stampelle piangere sotto il sole: non riusciva a raggiungere il treno. E nel frattempo, l’abbonamento è aumentato di quasi 100 euro. Da lì è nata la necessità di unirci e far sentire la nostra voce: prima in chat, poi sui social, dove abbiamo iniziato a documentare puntualmente ritardi, cancellazioni, disagi. È stato un modo per certificare che non stavamo esagerando: la situazione è reale e peggiora.
Qual è l’identità del Comitato?
Siamo cittadini. Apartitici, apolitici, arrabbiati. Non facciamo battaglie ideologiche, chiediamo semplicemente un servizio pubblico all’altezza. Andiamo a lavorare ogni giorno, paghiamo regolarmente biglietti e abbonamenti (anticipando somme importanti), e in cambio riceviamo disservizi continui. Da Novembre 2024 abbiamo cercato ascolto e finora però abbiamo avuto interlocuzioni assidue e interessamento esclusivamente con l’assessore regionale Stefania De Rebotti. È un suo dovere, certo, ma è anche l’unica che abbia accolto le nostre istanze.
Avete avuto altri momenti di confronto?
Sì, abbiamo partecipato a due incontri pubblici: uno a Foligno organizzato dal Movimento 5 Stelle, uno a Orvieto organizzato dal Sindaco di Orvieto. In entrambi era presente De Rebotti e assente invece la rappresentanza del Sindaco di Terni. Abbiamo ottenuto informazioni utili, ma dal resto del mondo politico non si è visto nessuno. Questa mancanza è grave. Il Comitato è nato proprio perché ci siamo sentiti totalmente ignorati.
Cosa chiedete adesso?
Che qualcuno si assuma le responsabilità e che alle parole seguano azioni concrete. I danni che subiamo ogni giorno, come persone, vanno riconosciuti. Quando qualcuno ha detto che almeno al binario 2 est c’è la pensilina, mi sono sentita offesa. È questo l’approccio? A noi non interessano destra o sinistra: ci interessano i risultati. Spero che questo incontro sia l’inizio di qualcosa di diverso. È la prima volta che vediamo un segnale concreto. Ora servono i fatti.