L’allarme dei dirigenti medici: “Manca personale, i pronto soccorso umbri rischiano di chiudere”

La Segreteria regionale Anaao Umbria, l'associazione più rappresentativa della Dirigenza Medica e Sanitaria accusa l'Università di Perugia. "Deficit del 40 percento, non viene rispettato l'accordo quadro per assumere gli specializzandi"

La Segreteria regionale Anaao Umbria, l’associazione più rappresentativa della Dirigenza Medica e Sanitaria, ha lanciato un allarme sulla situazione critica dei pronto soccorso nella regione. “L’Università non autorizza l’assunzione degli specializzandi, come previsto dalla legge, e nel frattempo i pronto soccorsi rischiamo di chiudere i servizi essenziali,” affermano i dirigenti medici.

La mancanza di specialisti in varie branche mediche ha portato all’approvazione del Decreto Calabria (legge n. 145 del 2018), che permette agli specializzandi, affiancati da un tutor, di lavorare negli ospedali a partire dal secondo anno di corso di specializzazione. Questo decreto, sottolineano, ha consentito agli ospedali italiani di media e grande dimensione di mantenere la continuità assistenziale grazie all’assunzione di specializzandi tramite concorso.

“Tuttavia, dall’anno scorso – scrive Anaao-  l’Università di Perugia ha deciso di bloccare l’assunzione degli specializzandi negli ospedali non universitari della regione, ad eccezione di Foligno. Questa decisione ha escluso tutti i DEA di I livello dell’Umbria, come Città di Castello, Gubbio-Gualdo Tadino, Orvieto e Spoleto, e ha interessato diverse branche specialistiche dell’USL Umbria 1 e dell’USL Umbria 2″.

“Con questa decisione, che ha bloccato l’assunzione dei specializzandi nel concorso effettuato nei mesi di ottobre-novembre nella disciplina di Medicina d’Urgenza-Emergenza, risulta impossibile mantenere aperte le strutture sede di DEA di I livello,” continua la nota. Attualmente, il deficit di personale medico è di circa il 40 percento dell’organigramma, con punte fino al 50 in alcuni pronto soccorso.

L’Università giustifica il blocco con la mancanza di criteri adeguati da parte dei presidi ospedalieri, dovuta a un numero inferiore di accessi in pronto soccorso rispetto alle grandi città. “Tuttavia, altre regioni come Molise e Basilicata continuano ad assumere specializzandi anche negli ospedali non universitari, mantenendo l’attività formativa nelle università”, proseguono i dirigenti medici

L’Accordo Quadro firmato nel 2021 permette l’assunzione degli specializzandi per un periodo non superiore a 18 mesi attraverso un progetto formativo individuale, anche in strutture non inserite nella rete formativa della scuola di specializzazione. “Nonostante ciò- sottolineano- l’Università di Perugia non rispetta questo accordo, causando un blocco delle assunzioni che potrebbe portare alla chiusura dei servizi essenziali durante il periodo estivo”

Per questo, “È fondamentale che l’Università di Perugia o, in sua vece, il Ministero della Salute intervengano immediatamente per permettere l’assunzione degli specializzandi, come avviene in tutta Italia, comprese regioni con un bacino d’utenza molto minore del nostro,” conclude Anaao

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