I dipendenti pubblici sono più cagionevoli di salute rispetto a quelli del privato. Accumulano mediamente più giorni di malattia, ma guariscono più in fretta. I dati nazionali sono dell’Inps elaborati poi dal centro studi Cgia di Mestre.
L’Umbria è in generale al sesto posto nazionale fra le regioni con una media di 9,3 giorni, superiore alla media nazionale (8,5). In testa alla classifica la Calabria, dove spiccano i quasi 19 giorni di malattia nel settore privato (9,6 nel pubblico), seguita da Basilicata, Valle d’Aosta, Sardegna e Molise prima appunto dell’Umbria. Regioni virtuose Veneto ed Emilia Romagna, con 7,8 giorni di assenza.
In Umbria, nel dettaglio nel 2023 i lavoratori primati sono rimasti a casa 9 giorni nel pubblico e 9,4 nel privato. Variazioni negative in entrambi i casi (rispettivamente .-17 percento ovvero 1,9 giorni in meno e 20 percento ossia 2,3 percento; media – 19 ovvero 2,2 giorni in meno)
La lettura dei dati degli ultimi sette anni conferma una tendenza che la Cgia definisce storica: l’incidenza percentuale degli assenti per ragioni di salute sul totale dei lavoratori è quasi sempre stata superiore tra gli ‘statali’ rispetto ai dipendenti privati. Su questo incide anche il fatto, spiega la Cgia che i licenziamenti per assenteismo fra gli statali sono quasi nulli: 0,01 percento: nel 2018 sono state licenziate 196 persone per assenze ingiustificate o falsa attestazione della presenza in servizio. Nel 2019 il numero è salito a 221, mentre nel 2020 e nel 2021 – anni caratterizzati dal Covid e da un largo impiego dello smart working – lo stesso è sceso rispettivamente a 188 e a 161. Nel 20222, infine, i licenziamenti sono tornati a crescere e hanno raggiunto quota 310
“Se tra gennaio e marzo di quest’anno il 33 per cento dei dipendenti pubblici è rimasto a casa almeno un giorno per malattia- scrivono gli artigiani mestrini – tra i privati la quota è stata del 22 percento; nel secondo trimestre, invece, per i primi la soglia delle assenze è scesa al 26 percento e per i secondi al 18 per cento”.
Rispetto al 2017 la situazione è comunque in netto miglioramento: il dato medio nazionale è sceso del 16 percento
In linea di massima, per entrambi i settori il picco minimo di assenze per malattia si verifica stabilmente durante i mesi estivi (luglio- settembre), mentre la soglia massima viene quasi sempre raggiunta in pieno inverno (gennaio-marzo).