Lavoratori quasi raggiunti dai pensionati, stipendi bassi e sempre meno attrattività: la foto del declino di Terni

Dalla conferenza stampa di fine anno della Cgil esce un quadro sconfortante. Cipolla, Paggio e Silvestrini: "Anche le pensioni non superano 1400 euro e molte sono sotto i 100: occorrono politiche di sviluppo territoriale, Terni deve tornare protagonista"

Un quadro triste, già ampiamente noto ma che sicuramente non promette nulla di buono per l’immediato futuro se non ci saranno interventi concreti. La Cgil di Terni ha tracciato come di consueto un bilancio del 2024 con le prospettive per quello appena entrato, nella sede di via San Procolo, presenti l segretario territoriale Claudio Cipolla, la segretaria regionale Barbara Silvestrini oltre ad Alessandro Roscini e la segretaria generale umbra Maria Rita Paggio.

Impressionante il dato sull’indice di invecchiamento della popolazione (rapporto tra over 65 e under 15) che nella provincia di Terni ha ragiunto il 284 percento  rispetto alla media nazionale che è di 193 (in provincia di Terni ogni 100 giovani under 15 abbiamo 284 over 65).  “A Terni come in umbria c’è una forte questione demografica – dice Cipolla – abbiamo un indice di invecchiamento più alto della media nazionale incrementato di dieci punti rispetto allo scorso anno. C’è poi da fare i conti con la questione dello spoppolamento del territorio: sono circa 400 i giovani che hanno deciso di lasciare la provincia di Terni.  Mentre invece cresce l’immigrazione, oltre 1000 persone nel ternano: questo dovrebbe spingere ad una presa di coscienza che non vediamo da parte delle istituzionie, mentre invece servierebbero politiche radicalmente diverse capaci di invertire questo fenomeno”

Niente buone notizie nemmeno sul fronte del lavoro. La Cgil sciorina i dati: 85.000 occupati su 216.000 abitanti (il 39 percento della popolazione), 66.000 pensionati (31 percento della popolazione) ed il 30 percento che resta è parte dei cosiddetti Neet e dei disoccupati, un numero in forte aumento. Se l’occupazione segna anch’essa una leggera crescita,questa è anche bilanciata da un  aumento di ammortizzatori sociali a partire dalla Cassa integrazione.

Scendono invece i salari:”Questo dato – sottolinea il sindacato –  ripropone la centralità del lavoro non solo in termini occupazionali, ma soprattutto in termini di qualità a partire da un lavoro sicuro, stabile, dignitoso e ben retribuito. In Umbria ormai da anni abbiamo livelli di reddito più bassi della media nazionale.  Nella provincia di Terni il dato è ancora più preoccupante e riguarda oltre agli occupati anche i pensionati, la metà dei quali non supera i 1400 euro al mese lordi: di questi, oltre 20.0000 non supera i  1000 euro lordi”.

“Rimetteremo al centro contrattazione e sicurezza sul lavoro”, dice la Cgil ricordando come l’Umbria abbia purtroppo un ruolo centrale nei quasi 1500 morti sul lavoro dell’anno passato a livello nazionale: “Denunciamo da tempo le difficoltà che vive la regione. Dalla nuova giunta aspettiamo un cambio di rotta e siamo pronti al confronto sui temi portanti – dice Barbara Silvestrelli – La narrazione è quella di un’0ccupazione che cresce ma i dati dicono che non è vero: cresce invece la povertà, anche fra chi lavora e fra i giovani. Su questo chiamiamo al confronto le istituzioni”.

Ecco quindi le richieste: “Il lavoro, purché stabile e di qualità, èil primo strumento “costituzionale” da contrapporre a questo declino, ma accanto a questo c’è poi tutta la partita del welfare, a cominciare della sanità, rispetto alla quale il messaggio alla Regione è netto: invertire quanto fatto fino ad oggi, arrestare lo smantellamento del servizio pubblico, abbattere le liste d’attesa infinite e tagliare i finanziamenti al privato per investire nel pubblico, in personale, nel territorio, nella rete ospedaliera e nei servizi assistenziali”. E ancora: “Rimettere al centro politiche di sviluppo territoriale attraverso un nuovo e diverso protagonismo dei settori industriali, dentro le sfide della sostenibilità, ma anche  rilanciando un terziario avanzato e di qualità affrontarndo in modo deciso il tema degli appalti spesso filiera dove registriamo arretramenti sia in termini di sicurezza, di diritti e salariali. Occorrerebbe infine una incisiva contrattazione sociale che sia capace di rispondere alle nuove e tante fragilità che manifestano cittadine e cittadini nel nostro territorio”.

I numeri della Cgil

Il quadro attuale, come è evidente, ha riflessi anche sui sindacati stessi. La Cgil segnala aumenti con 1780 nuove iscrizioni e il superamento dei 24.000 iscritti: “È il segno di un riconoscimento dell’affidabilità e della credibilità dell’organizzazione ma anche di un malessere sempre più diffuso tra la popolazione che si rivolge a noi in cerca di sostegno, aiuto e rappresentanza”

Ma la realtà è che condizioni di lavoro difficili non spingono più tanto i lavoratori a fare ricorso ai sindacati, che vedono sempre di più sbilanciare la quota degli iscritti verso i pensionati. Un male certamente condiviso con le altre forze confederali, ma che non è meno preoccupante: “Noi proseguiremo – conclude il sindacato – con determinazione il nostro ruolo contrattuale per proseguire  l’impegno continuo di lotta alle disuguaglianze verso una  società più equa e più giusta”

 

 

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