La questione dei pendolari umbri arriva sul tavolo del Governo. All’indomani dell’ennesimo weekend di passione, coi pendolari- soprattutto orvietani – costretti a lunghi ritardi, è il Ministero dei Trasporti a chiedere conto della situazione a Rfi. Perché se è vero che i lavori sull’alta velocità sono necessari, non è possibile ridurre al minimo e con lunghi ritardi i collegamenti con Roma
Una situazione che si protrae più del dovuto, visto che i lavori sulla direttissima Roma-Firenze scattati il 7 gennaio si sono conclusi il 5 Marzo. Ma ancora nei giorni scorsi si registravano nuovi ritardi. Martedì l’intercity da Roma delle 18.15 è partito alle 19.39 arrivando con 51 minuti di ritardo sulla Rupe ma anche il Regionale con cambio ad Orte delle 19 portava ritardo. Mercoledì stessa cosa, stavolta in partenza: treni fermo fra Orvieto ed Orte al deviatoio, ed arrivato a Roma con 49 minuti di ritardo. “Torniamo a dire che non è più tollerabile quanto sta accadendo – dice il Comitato Pendolari Roma-Firenze. Non stiamo sacrificando solo la nostra vita personale, ma anche il lavoro. Molti di noi arrivati a Termini hanno ancora mezz’ora o più di viaggio per raggiungere l’ufficio. Arrivare tardi può significare dover chiedere permessi. Ma molti hanno appuntamenti di lavoro, scadenze e non si può non avere la certezza dell’arrivo nei tempi. Oltre al sacrificio della propria vita personale oggi non abbiamo nemmeno la sicurezza di arrivare al lavoro in tempo”.
In un Paese civile, qualunque altro Paese d’Europa, sarebbero scattati licenziamenti a catena già da tempo. In Italia siamo alle richieste di chiarimenti tardive. Nella lettera che il Mit scrive a Rfi sono indicati sei Intercity tra i treni che subiranno ritardi fino al 27 aprile da e per Roma, ma soprattutto l’Intercity 598 il Roma Termini-Firenze Santa Maria Novella delle 18,15 (quello appunto di cui si diceva sopra) che viene deviato – fino a quella data- sulla linea tradizionale e che ha un tempo di percorrenza superiore ai 35 minuti. Una decisione che secondo i pendolari “è avvenuta senza preavviso”
Il ministero chiede risposte relativamente a questa decisione e anche quale sia la motivazione dietro alla scelta porta a dare priorità ai treni che passano in direttissima e di “vagliare la possibilità di individuare una soluzione alternativa più idonea a mitigare i disagi causati all’utenza dell’IC 598”. Il Mit chiede di conoscere le motivazioni del riordino dell’offerta e anche se “nella fascia orari di transito del servizio IC 598 è previsto l’instradamento sulla direttissima di servizi erogati in regime di libero mercato o soggetti ad obblighi di servizio pubblico, ma diversi dagli Intercity”. E soprattutto, cosa succederà quando la deviazione sulla linea lenta terminerà il prossimo 27 aprile. Una questione fra l’altro che coinvolge non solo i pendolari umbri ma anche quelli toscani e che sta mettendo in grande difficoltà anche le altre corse visti i lavori in atto anche su tratte regionali (Gallese-Capena e Settebagni-Tiburtina).
Rfi ha risposto che “la scelta di adottare tale provvedimento sul treno 598 è dipesa da valutazioni di carattere tecnico ed in particolare dalla necessità di garantire maggiore stabilità e robustezza del sistema in fascia oraria, quale quella di partenza del treno in questione che risulta essere una delle più critiche e dense di traffico dell’intera giornata. In tale contesto il complesso di provvedimenti messi in atto dal 5 marzo, tra i quali l’instradamento sulla linea tradizionale del treno 598, ha permesso di migliorare gli obiettivi di stabilità e robustezza”.
Nella lettera, Rfi sottolinea come ci sia stato “un miglioramento della puntualità del 6 percento passando dal 74,4 percento del periodo 7-19 dicembre all’80,4 del 7-19 gennaio”, mentre nessuna risposta è arrivata relativamente a cosa succederà dopo il 27 aprile “la questione è oggetto di concertazione sia con le imprese ferroviarie interessate sia con la Regioni titolari di Accordi quadro”, scrivono.
Risposte che evidentemente non possono lasciare soddisfatto né il ministero né tanto meno i pendolari, pronti a nuove proteste.