Teleconduzione Enel, il Comune chiede tavolo tecnico coi ministeri

Enel ribadisce la chiusura del centro di teleconduzione delle centrali idroelettriche di Terni. Sindacati e istituzioni locali contestano la decisione e chiedono un tavolo nazionale.

Si è tenuto ieri pomeriggio in Prefettura a Terni l’atteso incontro con Enel Green Power per discutere della chiusura della sala di teleconduzione che gestisce le 19 centrali idroelettriche dislocate sul territorio ternano. La decisione dell’azienda, già annunciata nei mesi scorsi, continua a suscitare forti preoccupazioni tra istituzioni, lavoratori e sindacati, che denunciano impatti rilevanti sia sul piano ambientale che su quello occupazionale.

Durante il vertice, Enel ha confermato la volontà di procedere alla dismissione del presidio ternano, ribadendo che «l’ubicazione del posto di teleconduzione non incide sulla funzionalità e sicurezza degli impianti». Secondo l’azienda, sei sole control room sarebbero sufficienti per gestire centrali in 16 regioni italiane, grazie a un modello centralizzato ritenuto più efficiente. Tuttavia, come ha riferito l’assessore allo Sviluppo Economico Sergio Cardinali, «tutto questo è stato rimesso in discussione dai lavoratori locali, che segnalano specificità degli impianti tali da compromettere la gestione in caso di emergenze».

Tra i punti critici più rilevanti emerge la questione del lago di Piediluco, il cui livello deve essere mantenuto entro oscillazioni minime per non compromettere l’equilibrio ambientale dell’ecosistema. Attualmente, questa stabilità è garantita proprio dagli operatori locali che regolano con precisione i flussi idrici. Una gestione remota, avvertono i tecnici, potrebbe non garantire la stessa prontezza d’intervento.

Anche la Protezione Civile ha sottolineato la necessità di ulteriori approfondimenti riguardo agli impatti sul sistema idraulico delle dighe e delle sponde dei fiumi interessati. «Esistono già contenziosi aperti tra Enel e gli enti locali», ha ricordato Cardinali, «a dimostrazione della complessità della situazione».

Anche il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, ha espresso forte contrarietà, evidenziando come «la centrale non può essere ridimensionata o compromessa da decisioni aziendali che contrastano con i criteri concessori». Bandecchi ha poi proposto una visione strategica per il futuro, affermando che «la conservazione degli impianti deve essere garantita in vista della gara prevista per il 2029», quando si aprirà la possibilità per una public company partecipata da enti locali, eventualmente con il coinvolgimento di Enel stessa.

Il primo cittadino ha anche criticato l’atteggiamento del gruppo energetico, sottolineando che «Enel tende ormai ad avere rapporti solo a livello nazionale, dimenticando l’incidenza diretta degli impianti sui territori in cui operano». Una mancanza di interlocuzione locale che, secondo Bandecchi, sta “depauperando il tessuto industriale e compromettendo lo sviluppo economico del territorio”.

Alla luce di queste criticità, il sindaco ha formalmente richiesto ai ministeri competenti – Mimit e Mase – l’apertura di un tavolo nazionale di confronto con l’azienda, chiedendo contestualmente il congelamento di ogni decisione relativa alla chiusura della control room ternana.

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