Gilberto Cavallini, ex membro dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), ha lasciato questa mattina presto il carcere di Terni, dove vive in regime di semilibertà. La sua uscita arriva a pochi giorni dalla decisione della Corte di Cassazione che ha confermato la condanna all’ergastolo per il suo coinvolgimento nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. L’attentato causò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200, rappresentando uno degli episodi più drammatici della storia recente italiana.
“Non ho nulla da commentare”, ha dichiarato Cavallini, raggiunto telefonicamente dall’ANSA, rifiutando di esprimere opinioni sulla sentenza definitiva.
Attualmente, l’ex terrorista può uscire dal carcere ogni giorno alle 8 del mattino per farvi ritorno entro le 22. Durante queste ore, svolge il ruolo di contabile. Nonostante la condanna confermata, Cavallini continua a proclamare la propria innocenza, ribadendo più volte di non aver avuto alcuna responsabilità nell’attentato.
Nel gennaio 2020, all’indomani della sentenza della Corte d’Assise di Bologna che gli inflisse l’ergastolo per concorso nella strage, Cavallini dichiarò: “Sono stato condannato per qualcosa che non ho commesso. Per quello che ho fatto ho sempre pagato in prima persona, scontando finora 38 anni di carcere. È umiliante vedersi condannato per una situazione così grave per la quale non si ha alcuna responsabilità, né diretta né indiretta”.
Le dichiarazioni dell’ex NAR non hanno tuttavia convinto i giudici. La Corte di Cassazione ha infatti confermato il ruolo di Cavallini nel fornire supporto logistico e operativo agli autori materiali dell’attentato, sottolineando la gravità delle sue azioni.
L’attentato, uno dei più gravi nella storia italiana, causò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200. La sentenza della prima sezione penale della Cassazione rende definitiva la condanna, respingendo il ricorso presentato dalla difesa.L ‘ex membro dei Nar è stato riconosciuto colpevole di aver dato supporto logistico ai principali esecutori dell’attentato, in particolare di aver fornito alloggio a Francesca Mambro, Giuseppe Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, nella fase immediatamente precedente alla strage, di aver falsificato il documento intestato a Flavio Caggiula, consegnato da Ciavardini a Fioravanti, e di aver messo a disposizione un’auto per raggiungere il luogo della strage. La Corte ha inoltre condannato Cavallini alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero dell’Interno, dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dalla Regione Emilia Romagna, dal Comune di Bologna, da Rete Ferroviaria Italiana S.p.a., nonché dalle vittime del reato e dai loro familiari costituiti parti civili.