La Corte di Cassazione ha stabilito che la valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano, nel quale ha perso la vita insieme ad altre 28 persone anche il receptionist ternano Alessandro Riccetti era un evento prevedibile e che la sua prevenzione era un dovere. Con la sentenza del 3 dicembre, i giudici hanno disposto un nuovo appello per dieci imputati, tra cui sei dirigenti della Protezione Civile abruzzese, e hanno confermato la condanna a un anno e otto mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo. Sarà Perugia la sede dell’appello-bis
Mancata prevenzione e responsabilità istituzionali
Secondo la Cassazione, la tragedia del 18 gennaio 2017 si sarebbe potuta evitare se fosse stata riconosciuta la pericolosità dell’area. I giudici sottolineano che la prevenzione è il cardine per la sicurezza pubblica e che la classificazione di Rigopiano come sito valanghivo avrebbe dovuto essere fatta molto prima del disastro. Un’eventuale identificazione del rischio avrebbe potuto vietare l’accesso all’area o limitarne l’uso nelle stagioni invernali.
Un altro elemento chiave riguarda la Carta di prevenzione valanghe, che la Regione Abruzzo non aveva ancora redatto nonostante fosse obbligatoria da almeno quattro anni prima della tragedia. Il documento è stato completato solo nel 2021, ben 25 anni dopo l’inizio dell’iter normativo.
Strada bloccata e soccorsi insufficienti
La sentenza evidenzia anche la mancata rimozione della neve sulla strada che conduceva all’hotel, un fattore determinante nella tragedia. Se il 18 gennaio la strada fosse stata liberata, gli ospiti sarebbero riusciti a lasciare la struttura, evitando la morte di 29 persone. I giudici hanno inoltre sottolineato che la disponibilità di mezzi spazzaneve doveva essere costantemente monitorata, poiché la sicurezza delle persone dipendeva dall’efficienza dei soccorsi.
Condanne e nuovo processo in appello
Con questa decisione, diventa definitiva la condanna a 1 anno e 8 mesi per l’ex prefetto Francesco Provolo, riconosciuto colpevole di rifiuto di atti d’ufficio e falso. La Corte di Cassazione aveva annullato le condanne per omicidio colposo del sindaco e del tecnico comunale, già prosciolti per il reato di disastro colposo. Annullati anche tutti i proscioglimenti dei dirigenti regionali che dovranno sostenere un secondo grado di giudizio per i reati di disastro e di omicidio colposi. Confermata infine la condanna per Bruno Di Tommaso, ex gestore dell’hotel.