Canoni idroelettrici in Umbria: polemica sui mancati versamenti di Enel e Acea

Il capogruppo del M5S in Regione Simonetti denuncia i mancati pagamenti dei canoni idroelettrici da parte dei concessionari in Umbria, accusando le aziende energetiche di sfruttare le risorse pubbliche senza restituire quanto dovuto ai territori. L’assessore De Luca replica al collega di partito.

È fuori da ogni grazia di Dio che, mentre un cittadino qualsiasi o un’impresa se non paga le bollette si vede staccare l’utenza, chi invece guadagna sfruttando risorse pubbliche che appartengono ai territori si sente in diritto di sospendere quel minimo che dovrebbe restituire“. Con queste parole, il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Assemblea legislativa, Luca Simonetti, ha acceso il dibattito sui canoni per le grandi derivazioni idroelettriche in Umbria, presentando un’interrogazione alla Giunta regionale per fare chiarezza sull’applicazione della legge.

Secondo Simonetti, la situazione attuale è inaccettabile: “Nel 2023, dei 20 milioni di euro l’anno imputati, Enel ne paga meno della metà, ovvero 8,2 milioni, rispetto a quanto dispone la norma“. Un dato preoccupante, considerando che, solo tra il 2022 e il 2023, secondo Italia Nostra, Enel ha incassato circa 800 milioni di euro dalla produzione idroelettrica locale. Per rendere l’idea, il capogruppo del M5S ha ricordato che nel 2021 ERG Hydro, quando gestiva il nucleo idroelettrico di Terni, aveva registrato ricavi per 194 milioni di euro, con un margine operativo lordo di 151 milioni, prima dell’aumento dei prezzi dovuto agli eventi geopolitici recenti.

“Non è normale – prosegue – che in territori come il ternano dove la multinazionale produce energia elettrica sfruttando la risorsa turistica più importante, la Cascata delle Marmore, ci ritroviamo non solo a non ricevere i soldi, ma anche a pagare le spese dell’avvocato. I contenziosi aperti da Enel con la Regione Umbria, sospendendo i pagamenti dovuti per i canoni idroelettrici, sono semplicemente inaccettabili. Contenziosi che tra l’altro sono stati attuati su una legge fatta in recepimento di una normativa nazionale che recepisce una normativa comunitaria. Siamo di fronte a un modello che si basa esclusivamente sullo sfruttamento delle risorse naturali, beni pubblici con cui viene garantita una rendita costante, senza alcun rischio reale d’impresa, ma con profitti straordinari”

L’assessore regionale Thomas  De Luca ha risposto spiegando che la normativa umbra deriva dal recepimento di una legge nazionale che ha regionalizzato le concessioni, aprendo nuove opportunità di gestione. Attualmente in Umbria ci sono sette concessioni in capo a Enel, con scadenza il 31 dicembre 2029, una concessione ad Acea, scaduta nel 2010, e una a Edison, anch’essa scaduta nel 2010.

Per il biennio 2023-2024, la Regione avrebbe dovuto incassare: 29,8 milioni di euro da Enel; 1,3 milioni di euro da Edison; 2 milioni di euro da Acea

Tuttavia, ha spiegato De Luca, sono stati avviati contenziosi contro la Regione Umbria, come accaduto in altre regioni italiane. A causa di questi procedimenti, Enel ha versato solo 13,2 milioni di euro e Acea 1,3 milioni di euro, cifre ben inferiori rispetto agli importi stabiliti dalla normativa.

Per affrontare il problema, la Regione sta valutando diverse opzioni: “Abbiamo il pieno diritto di legiferare e di far rispettare la legge. Stiamo considerando anche l’inserimento di un criterio di ‘assenza di contenzioso’ per le future gare“, ha dichiarato De Luca.

Simonetti, però, non ha nascosto la sua delusione: “Non sono soddisfatto della risposta. Chi guadagna sfruttando risorse pubbliche dei territori si sente in diritto di non pagare il dovuto. Questo mentre le aziende dell’energia incassano cifre rilevanti“. Per il capogruppo del M5S servono “decisioni urgenti a tutela dei cittadini e dei territori”, affinché i canoni idroelettrici vengano utilizzati per finanziare i servizi locali, invece di rimanere al centro di contenziosi che favoriscono solo i concessionari.

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