Urne aperte dalle 7 alle 23 domenica 8 giugno e di nuovo dalle 7 alle 15 lunedì 9 giugno per i cinque referendum. Quattro di questi proposti dalla Cgil riguardano il tema del lavoro, e in particolare l’abrogazione di alcune parti del Jobs Act. Un quesito, invece, è sul tema della cittadinanza, ed è stato proposto da +Europa. I votanti si esprimeranno sulla cancellazione, o meno, di una legge o di una sua parte. Saranno validi solo se si raggiungerà il quorum, ossia se andrà a votare la maggioranza delle persone che hanno il diritto di farlo, una in più della metà.
Sono 168.364 gli elettori in provincia di Terni, 490.798 in provincia di Perugia e complessivamente 659.162. Il quorum andrà calcolato per ogni referendum su base nazionale. In generale, in Umbria, sarà quorum se avranno votato 329851 elettori. I seggi allestiti in Umbria sono mille e uno: 707 in provincia di Perugia e 294 in quella di Terni.Nel corpo elettorale prevalgono le donne, 340.312 a fronte di 318.850 uomini.
Va ricordato che i referendum sono abrogativi, cioè chiedono di cancellare alcune norme per ripristinare le regole precedenti. Vediamoli in dettaglio
1. Reintegro nei licenziamenti illegittimi- Scheda Verde
Il primo quesito mira all’abrogazione del decreto che ha introdotto nel 2015 il contratto a tutele crescenti, colonna del Jobs Act. Con la cancellazione della norma, verrebbe ripristinato l’obbligo di reintegro nel posto di lavoro per tutti i casi di licenziamento illegittimo. La misura riguarderebbe i dipendenti assunti dal 2015 in poi in aziende con più di 15 lavoratori. In caso della vittoria dei SI si tornerebbe alla Legge Fornero, come modificata dalla Corte costituzionale.
2. Indennità senza tetti per licenziamenti illegittimi- Scheda Arancione
Il secondo quesito propone di eliminare il limite massimo previsto per le indennità da corrispondere nei casi di licenziamento illegittimo in imprese con meno di 15 dipendenti. L’obiettivo è permettere al giudice di determinare liberamente l’importo del risarcimento, superando il vincolo di un massimale prestabilito che oggi limita la tutela economica dei lavoratori coinvolti.
3. Contratti a termine: ritorno alla “causale”- Scheda Grigia
Con il terzo quesito si chiede di abrogare le norme introdotte dal Jobs Act che hanno semplificato l’utilizzo dei contratti a tempo determinato. In particolare, si punta a ripristinare l’obbligo della causale anche per i contratti inferiori a 12 mesi, indicando cioè un motivo specifico che giustifichi l’uso di questa forma contrattuale. Attualmente, tale obbligo è previsto solo per contratti uguali o superiori a un anno.
4. Responsabilità solidale per infortuni sul lavoro- Scheda Fucsia
Il quarto quesito affronta il tema degli infortuni nei contratti di appalto e subappalto, proponendo di reintrodurre la responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e dell’eventuale subappaltatore. In caso di danno, tutti i soggetti coinvolti sarebbero quindi obbligati a risarcire il lavoratore infortunato, superando l’attuale esclusione di responsabilità per il committente.
5. Requisiti per la cittadinanza italiana- Scheda Gialla
L’ultimo quesito riguarda il tema dell’integrazione e della cittadinanza. Si propone di tornare alla norma precedente al 2018, riducendo da dieci a cinque anni il periodo di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza italiana da parte di persone maggiorenni nate al di fuori dell’Unione Europea. Gli altri requisiti della legge del 1992 resterebbero invariati: aver completato un ciclo di studi, conoscere la lingua italiana, essere incensurati e avere un reddito adeguato (quindi pagare le tasse). Il referendum punta ad abbreviare questo termine anche perche dal momento della richeista fatta dall’interessato passano solitamente altri 3 anni prima di ottenerla .
Come si vota
Il quorum è per i singoli quesiti, pertanto al seggio è possibile anche ritirare solo alcune delle cinque schede. Chi vota SI vuole abrogare la legge, chi vota NO vuole mantenerla. Trattandosi di un referendum col il quorum, non ritirare le schede o non recarsi al seggio equivale all’astensione e quindi non si viene conteggiati nel computo dei votanti nello specifico referendum
Per la prima volta gli elettori che – per motivi di studio, lavoro o cure mediche – si trovino in un comune di una provincia diversa da quella del comune di iscrizione elettorale per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data delle consultazioni referendarie, possono votare nel comune di temporaneo domicilio. La domanda di ammissione al voto fuori sede andava presentata entro il 4 maggio.