Il Tribunale amministrativo dell’Umbria (Tar) ha annullato i provvedimenti e i giudizi sfavorevoli alla proposta di Acea ambiente di estendere la tipologia di rifiuti da bruciare nell’inceneritore di via Ratini a Terni. La decisione del Tar comporta che la Regione Umbria paghi 2.000 euro in favore della società ricorrente. Questo risultato segna un passo avanti significativo per Acea ambiente, che ha ottenuto il via libera per bruciare una gamma più ampia di rifiuti nel rispetto dei limiti ambientali.
Secondo lo studio diffusionale dei microinquinanti emessi dall’impianto, i valori degli inquinanti risultano inferiori ai limiti previsti. Il parere dell’Arpa evidenzia che i livelli di IPA (benzo(a)pirene) e metalli (arsenico, piombo, nichel, cadmio), così come le diossine e i furani, sono al di sotto dei valori obiettivo e di riferimento. Nonostante questi dati, la Regione aveva finora considerato insormontabili i dissensi espressi dai Comuni di Terni e Narni.
Nel 2019, gli enti locali avevano rifiutato qualsiasi attività che promuovesse l’incenerimento dei rifiuti, rinviando la decisione alla stesura del piano regionale. Tuttavia, il Tar ha ora superato questi dissensi, rilevando che il Comitato di coordinamento per le valutazioni ambientali ha motivato positivamente la possibilità di procedere con l’estensione proposta da Acea ambiente.
Acea ambiente può ora procedere a bruciare una gamma più ampia di rifiuti, mantenendo invariato il quantitativo autorizzato. Questo approccio contribuisce a evitare che rifiuti destinati altrimenti alla discarica possano essere utilizzati per il recupero energetico. Il Servizio energia, qualità dell’ambiente, rifiuti e attività estrattive della Regione Umbria ha sostenuto che, in base alla Direttiva 1999/31/CE, lo smaltimento in discarica deve essere l’ultima opzione. L’uso dell’incenerimento per il recupero energetico permetterebbe di raggiungere gli obiettivi regionali con 10 anni di anticipo rispetto alla traiettoria prevista e 15 anni rispetto al target europeo.